La lunga caccia all’anello è iniziata per le 30 squadre NBA, tra colpi di scena, assunti che non possono essere certo smontati – ossia che ci sono quei 4-5 giocatori che spostano gli equilibri – e nuovi orizzonti che si stanno scoprendo o sono in attesa di emergere, leggasi attesa per Zion Williamson che sarà ai box per infortunio per almeno 6/8 settimane. Basket Sofa, nella sua veste solita, non andrà a cercare il punteggio o la statistica, ma alcune delle tematiche che sono emerse dalle gare della settimana, o magari sceglierà una partita e proverà a scandagliarne la psicologia, i momenti e gli stati d’animo che l’hanno caratterizzata. Il tutto, sempre con la solita giusta dose di ironia e amore per il gioco. So, enjoy your read and keep lovin’ basketball…
NUOVE GERARCHIE, WARRIORS “STANCHI”
Poche partite, una sola certezza. Doc Rivers ha una corazzata Potemkin di grande impatto ed energia, un motore in cui deve essere ancora azionato quel boost che è Paul George, che intanto dimostra di aver compreso appieno il clima losangelino presentandosi all’esordio – nel derby coi Lakers della coppia LeBron-Davis stravinto – con blazer nero di paillets a cui abbina un papillon d’ordinanza. Clippers squadra da battere, perchè hanno rotazione, profondità, Pat Beverly a mordere le caviglie e il solito “Sweet” Lou Williams a imbucarla quando serve. Si raccomanda di non pestargli i piedi, visto il suo commento piccato a chi lo accusava di aver chiesto a Rivers di farlo entrare da sesto uomo per mettere le mani sul premio. Altri buoni giocatori in rotazione, tra cui Harrell e Patterson, che meritano una menzione, e poi lui, Kawhi Leonard. Che fosse forte, lo ha ampiamente dimostrato col titolo prima degli Spurs e poi di Toronto, ma per come ha il controllo della squadra e del campo, è davvero qualcosa di indicibile. Se inizia anche a diventare un buon passatore, ed i numeri parlano in tal senso, diventa un all-around player che farebbe ricordare – senza scomodarlo – un Magic del basket moderno. Tutta l’ovest è avvisata.
Il messaggio più chiaro lo hanno avuto i Golden State Warriors, che debuttavano al Chase Center di San Francisco e se ne sono ritrovati sul groppone 140, con i Clippers che li hanno spazzati via dal campo e senza troppi complimenti. Soliti Curry e Green, nel bene e nel male, il resto è un campo minato in cui non si riesce ad intravedere la luce. La mazzata più grossa la dà Steve Kerr, che dichiara che con tutta probabilità Klay Thompson sarà out of season. Guardano i gialloblu della baia, quello che sembra più evidente non è che manchino le risorse in attacco, dove il folletto e l’orso ballerino creano ed in quantità industriale, quanto quella coesione difensiva che soprattutto KT riusciva a portare, senza parlare della fisicità negli esterni, cosa che manca assolutamente e rende – cosa assai difficile da pensare – abbastanza sottodimensionati i Warriors. E’ pur vero che mancava il “buon” Cauley-Stein e che D’Angelo Russell al momento è un pezzo del mosaico che non ha tanta ragione di essere al fianco dei suoi nuovi compagni, però sembra che il ciclo di Golden State possa avere quanto meno una pausa, nel più classico de “Il riposo dei guerrieri”.
EASTERN ROULETTE…
Nella lega di Adam Silver l’Est può diventare una polveriera quasi come l’Ovest della scorsa stagione. Attendendo Brooklyn, che ha ciccato malamente l’esordio perdendo al supplementare contro Minnesota (50 di Irving con 33 tiri, compreso l’errore sulla sirena), riuscendo a ottenere il primo referto rosa solo contro i derelitti Knicks – e neanche con ampio margine – le altre squadre sembrano tutte poter dire la loro in una conference senza padroni. I due che si sono stagliati come nuovi punti di riferimento sono Giannis Antetokoumpo e Ben Simmons. Il greco è il fautore della vittoria contro Houston, partita che merita un approfondimento. La sua tripla doppia avviene pur uscendo per 6 falli a 5′ dalla fine, ma la cosa paradossale è che i Bucks fino a quel momento non avevano mai messo il naso avanti nel punteggio, poi piazzano un parziale di 14-0 e rovinano il debutto della coppia Westbrook – Harden con la maglia dei Rockets. Anche qui un mini focus è doveroso. Per le libertà offensive di D’Antoni, sia Russ che il “Barba” vanno a nozze, equilibrare però il loro numero di conclusioni a partita sarà processo lungo e meticoloso. La partita contro Milwaukee è stata eloquente. Fino a quando i due ex Thunder hanno avuto buone percentuali, tutto bene, nel finale, quando sono stati “gli altri” a deciderla, i Bucks hanno avuto punti dai Matthews, da Brook Lopez e da un Ilyasova 5 stelle extra lusso, mentre quelli in maglia rossa si sono dissolti.
Detto di Milwaukee bella impressione la regala Philadelphia che esce vittoriosa nel suo rivalry match contro i Celtics. Simmons dimostra di aver fatto ottimi passi avanti nella crescita a 360° nell’economia del gioco e questo è di sicuro un upgrade per i Sixers, che si candidano al ruolo di outsider. Boston ritrova un Hayward finalmente recuperato e punta di diamante dell’attacco biancoverde. La sconfitta all’esordio nel match contro una contendente ci può stare, la bella vittoria che invece avviene contro Toronto è la conferma che coach Stevens ha materiale su cui lavorare. Occhio anche a come verrà inserito Carsen Edwards, che può diventare uno specialista dalla panchina, pronto a mettere punti facili. Per i campioni in carica è fase di riassestamento. Vittoria thrilling al supplementare all’esordio contro i Pelicans in cui brilla Melli, ma in cui a dirla tutta si è visto come la truppa canadese abbia dei pesanti blackout in certe fasi dalla partita, e non sempre VanVleet e Siakam possono risolvere. Staremo a vedere, ma occhio anche a Magic, Heat e Hawks, squadre sotto traccia che, al di là del record ancora immacolato, possono essere scomode per chiunque. Ultimo arpeggio, doveroso, per un superbo Derrick Rose che diviene il cuore ed il cervello per i Pistons (1-1) ancor privi di Blake Griffin.