New Orleans Pelicans (28-36)
La Southwest ha l’invidiabile primato di possedere al suo interno tre mostruosi profili dalla valenza MVP, chi già affermato, chi dominante e pronto per il titolo e chi in rampa di lancio. Se Harden raffigura il deus ex machina dell’isolamento, uno contro uno e inarrivabile scorer partendo dalle retrovie, Doncic è il Magic reincarnato che padroneggia ogni mattonella del parquet a 360°, con classe e sfrontatezza di un sophomore abbinata però alla lucidità dei veterani. Il terzo asso è Zion Williamson, uomo nuovo del basket, prescelto 2.0 tanto atteso che però, ironia della sorte, tutt’è tranne che un giocatore moderno, visto che il suo regno, al pari degli ormai ancestrali campionissimi del passato, si sviluppa nella parte più colorita del campo! Per questo siamo sicuri di non far torto a nessuno nel dedicare un pezzo a parte ai Pelicans, giovane compagine della Louisiana, giunta alla pausa pandemia con l’attenzione di numerosi analisti per i progressi perpetrati da inizio stagione e per lo stratosferico e shockante ingresso nella Major della stellina da Duke!
Inarrestabile nei pressi del ferro
Massiccio, forse pure troppo, inattaccabile per stazza e impossibile da spostare, è altresì sgusciante e rapidissimo nel creare hype col piede perno, palesando perciò un atletismo da fermo e in percussione dominante e da anni assente nelle peculiarità di un rookie, appunto fin dalla prima pescata del draft 2003! La sua stagione, partita in ritardo, si può giudicare ottima e migliore delle rosee previsioni di vigilia, ancor di più se si considera che il 50% del suo modus operandi (difesa sui lunghi d’esperienza, concentrazione, jumper e liberi) si perfezionerà col tempo, generando così la figura di un adone inarrivabile, paritetico ai vari Giannis e James di oggi!
Molteplici i primati che stanno a confermare il suo dominio nel pitturato e che ne fanno – subito dietro il Greek Freak – il secondo per punti a partita, schiacciate e layups: non male per un ragazzino entrato dopo l’infortunio che ne ha condizionato la preseason, ma lo stesso autoritario sin dallo start casalingo di fine gennaio al cospetto degli Spurs! E’ dal 1996-97 che un debuttante non massacra le difese in the paint, e i 17.7 pts per game in quelle mattonelle superano di quasi 4 quelli del Blake Griffin alla tornata da matricola nei Clippers; inoltre gli scarni 24 a gara al fantasmagorico 59.5% ribadiscono lo strapotere to the hoop del bambinone da Duke! Oltre alle similitudini da point forward con Tim Duncan, tra i paragoni per record abbattuti rientra anche quello con Michale Jordan, unico rookie assieme a Zion ad aver performato 4 gare di seguito con 25 a tabellino e almeno il 57% dal campo!
Il futuro a New Orleans appare roseo
A parte Williamson i Pelicans si sono confermati team del futuro, e l’addio a Davis è stato ammortizzato dalla stagione della consacrazione per Brandon Ingram e recentemente pure da Lonzo Ball, riciclatosi cecchino dalla lunga oltre a genialoide assistman a tutto campo. Sprazzi spettacolari si sono ammirati spesso nelle combinazioni tra il nuovo trio su cui continuare il trend ed organizzare il futuro, e grazie al quale Alvin Gentry può orgogliosamente cullarsi le ottime performance offensive, ottenute tramite un qualitativo basket lesto e dinamico, marchio di fabbrica del guru da North Carolina! Ciò che affossa i ragazzi della Louisiana, oggi come ieri, è una retroguardia distratta e poco credibile, punto debole evidentemente del playbook dalla panca, che se può essere giustificata dall’età al ribasso delle giovani leve, non ha attenuanti nella scarsa abnegazione dei veterani a disposizione, fra cui Redick e Holiday.
Gli ultimi step sui punti per match, field goal e 2 point attempt, la carenza a forzare turnover, unita all’incapacità di non compierli dimostrano pigrizia e sono macigni pesanti da limare negli anni, magari sacrificando per l’appunto Jrue e lo stesso Hart, altro baratto dell’affare AD ma deludente rispetto agli altri, usufruendo dei 26/27 milioni di space dai contratti di Favors e Moore, investendo su un affermato top player e siglando il prolungamento a Ingram.
New Orleans così com’è naviga nella mediocrità della Western Conference, guardando dal basso della propria Division i Grizzlies, loro sì completi e disciplinati nelle due fasi e a 4 partite scarse di differenza! Attenzione però, la schedule residua lascia margini di speranza per un clamoroso ed intrigante accesso ai playoff, con ben 14 partite verso compagini sotto il 50% e 2 scontri diretti con Memphis, che darebbero al mondo intero la possibilità di uno scontro/serie generazionale tra prescelti! Pronostico (39-43)