Dopo aver traccheggiato ed essersi portato avanti da gennaio i disturbi al polso destro malandato, Bojan Bogdanovic ha deciso di operarsi e in pratica dare appuntamento per un ritorno cestistico al 2021. Evidentemente il dolore persistente non permetteva di continuare e si è optato per uno stop forzato, anche per l’eventuale vicinanza e prossimità tra questa e la ventura campagna agonistica. Se infatti è vero che probabilmente Orlando e Las Vegas saranno i luoghi nei quali terminare il torneo 2019/20, è pure realistico attendere il torrido caldo estivo che – si spera – possa trattenere e contrastare l’ulteriore espandersi del Covid e consentire a David Silver di completare il travagliato torneo in corso. In tal caso, il termine ultimo dell’attuale tornata e l’inizio della successiva (fine Agosto e inizio Dicembre?), ponevano Utah nell’amletica condizione di far proseguire il proprio asso a giocare con un arto claudicante i futuri playoff ma non tutelarlo e quindi non farlo ripartire poi col problema risolto: da qui (ipotizziamo) la scelta estrema!
Fine dei giochi per i Jazz
E’un colpo mortale per le speranze finali dei Jazz, che perdono di botto il cecchino numero uno del roster e ogni residua speranza di poter appaiare la già difficile scalata a Rockets, Nuggets e in particolare alle due franchigie di Los Angeles, distanti con o senza Bogey anni luce dal team di Quin Snyder! Serietà del problema unita dunque ad una consapevolezza di inferiorità verso le compagini della La La Land ha portato lo staff medico alla decisione più saggia, che preserva il fisico della già 31enne ala bosniaca sul medio-lungo periodo e rimanda il definitivo salto di qualità di Utah verso l’olimpo del gioco, con un lineup di tutto rispetto e che per almeno altri tre anni – la fine dell’accordo con Bogdanovic a 73 milioni – potrà confermarsi ai vertici dell’ovest, sperando perciò in qualche calo dall’alto e di un ulteriore big per spiccare il volo.
Ottimo l’impatto per Quin Snyder
La prima scelta del secondo round 2011 si è ritagliato agli ordini del coach il ruolo di tassello fondamentale tra la creazione costante di game plan offensivo di Mitchell, Conley e Clakson e il dominio sotto al ferro del solito Gobert, ribadendo le pregevoli migliorie degli ultimi anni in catch and shot, oltre alle sentenze in situazioni da spot up, concludendo il pre-Covid con una doppia decina di media a score al .414 dalla lunga, unico assieme a Middleton sopra il 40%, contribuendo a confermare i suoi compagni da sempre tra le migliori 5 (oggi quarti) nella feroce Western Conference. In una onorevolissima carriera sempre in doppia cifra inoltre, ha raggiunto qui il top da realizzatore, assistman, rimbalzista, minutaggio e liberi conquistati, mantenendosi sempre sopra il clamoroso 90% in tale frangente; il 48 da due, invidia per la maggior parte di tiratori, è l’unico cruccio sotto al 50 di otto stagioni.
Appuntamento dunque al futuro per Utah, che abdica il presente sperando di ritrovare nei tempi a venire una concorrenza un po’ più democratica a ovest, cosa però alquanto ardua!