EuroLeague: qualcuno può fermare il Real Madrid?

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Un indizio è un indizio, due indizi sono una coincidenza, ma tre indizi fanno una prova. Chissà se Agatha Christie userebbe la stessa prudenza nel dichiarare il Real Madrid colpevole di manifesta superiorità nell’EuroLeague 2023/24 dopo solamente le prime due uscite a Baskonia e Istanbul. La vittoria di status della Fernando Buesa e quella esondante del Sinan Erdem Dome hanno ribadito un concetto che pare colpevolmente passato in cavalleria, quasi dato per assodato: ai nastri di partenza e in qualsiasi griglia di EuroLeague, davanti bisogna mettere i Blancos.

Qualcuno ha insegnato che sia molto più complicato di così. Qualcun altro potrebbe domandare se il Real si limiterà a vincere o vorrà stravincere tutte le competizioni a cui prende parte, EuroLeague compresa. La realtà sta nel mezzo, ma all’alba della seconda settimana di ottobre le certezze sono solidissime per quanto ancora relativamente esigue: il Real Madrid è la candidata ad alzare il trofeo a Berlino il 26 maggio che ha modificato meno il roster di partenza rispetto al finale della scorsa stagione.

Altresì vero che l’unica aggiunta è probabilmente la più impattante individualità nel contesto di una pallacanestro dell’élite europea comandata dalle guardie: Facundo Campazzo non ha mai realmente allentato il rapporto emotivo col Real nemmeno negli anni ai Nuggets e nel cameo serbo con la Stella Rossa, ma scommettere che ritrovasse il feeling tecnico con la struttura madrilena dal giorno 1, con compagni e coaching staff parzialmente rinnovati, era un (piccolo) azzardo.

Rispondere alla domanda di partenza con un “No” secco significherebbe non conoscere le dinamiche degli eventi sportivi, nei quali la componente aleatoria ed episodica ha un coefficiente ben più marcato che nel resto delle attività professionistiche quotidiane. Quando però si parla di Real Madrid, nella pallacanestro come nel calcio, si ha a che fare con un’entità che pare in grado di governare pure l’ingovernabile, capace di tradurre in campo in energie tecnicamente positive persino dinamiche potenzialmente deflagranti.

Rispetto alla rosa della scorsa stagione le partenze sono poche (Williams-Goss, Cornelie, Randolph, Hanga) e gli arrivi ancor meno (senza contare le risorse canterane come Diagne, Gonzalez e Denim, solo Facu è l’unica aggiunta ufficiale). Vero, la “lacuna” di uno specialista tiratore alla Belinelli o, per rimanere in tema, alla JayCee Carroll non è stata propriamente colmata. Ma è altrettanto innegabile che il weekend di Kaunas li ha visti sconfiggere Barcellona e Olympiacos, esulando il contesto emotivo per solo un istante, senza il terzetto Deck-Poirier-Yabusele.

Rispondere alla domanda di partenza con un “Sì” perentorio sarebbe audace. Chus Mateo ha dimostrato di avere la calma dei forti e di reagire a qualsiasi burrasca, in campo e fuori, tenendo dritta la barra e condurre la barca Real nel porto dei trionfatori. Tra tutte le competizioni sin qui disputate, il record del Real recita 9-0. Immaginare un percorso immacolato, considerando l’asticella settata da ACB ed EuroLeague, è francamente impronosticabile, ma in un panorama sempre più livellato chi ben comincia è, a maggior ragione, a metà dell’opera. E conoscendo il Real Madrid, l’ultima pennellata è spesso color oro.

 

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