Olimpia Milano: un divano da tre per quattro…ma c’è spazio?

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Mirotic
Credits Savino Paolella. Nikola Mirotic (EA7 Emporio Armani Olimpia Milano) & Jaron Blossomgame (AS Monaco)

Mancano poco meno di due mesi all’ormai classico “Una poltrona per due” su Italia 1, ma all’Olimpia Milano si è già a un divano da tre per quattro. In sostanza bisogna farsi posto.
Questa è la morale di una parte della conferenza stampa di ieri di Ettore Messina dopo la sconfitta contro il Monaco. Partiamo subito con il fare una considerazione: chi chiede la testa di Messina ora può essere il tifoso che ne ha tutto il diritto, mosso anche dalla passione e la dedizione verso i colori dell’Olimpia Milano, ma il 3 di novembre pensare di cambiare un allenatore senza che ci sia una frizione tra lui e la società o qualche problema irrecuperabile di ordine interno con lo spogliatoio, sarebbe quantomeno sbagliato.

L’Olimpia Milano, anche nei momenti più difficili, ha dato sempre continuità al lavoro ed è ragionevole pensare che lo faccia anche in questo caso, nonostante i risultati disastrosi. Questo, al netto di tutti i problemi evidenti del campo, è un vanto nel mondo attuale che cambia coach a ogni serie di sconfitte. La riflessione da sollevare è: “Il nome di Trinchieri può essere sexy, quello di Jasikevičius uno importante, ma non tutti entrano come Luca Banchi in una situazione complicata e fanno rendere al massimo una squadra dal giorno uno. Ci vuole tempo.”
E allora perché non concedere tempo a chi ha costruito e sta modellando la squadra?

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Sul costruito, però, ci sono alcuni appunti da fare. Partiamo da Mirotic. Le parole di ieri sera in conferenza stampa di Messina non sono state esattamente felici sull’affare Mirotic. Chi è passato alla conclusione “Mirotic lo ha voluto la società” ascolta solo ciò che vuole ascoltare, però indubitabilmente quando si dice che la squadra era completa, significa che l’idea della costruzione non prevedeva il campione poi arrivato, banalmente perché non era disponibile. Senza minimamente discutere il valore di Mirotic che ha pregi (tantissimi), ma anche difetti acclarati, la domanda è: Quanto questo acquisto è stato fatto dal punto di vista di blasone o marketing e quanto sia stato effettivamente un acquisto tecnico?
La frase “Se devo far giocare sempre Nikola da quattro, devo far sedere uno tra Voigtmann e Melli e non mi sembra opportuno” è piuttosto preoccupante, perché Mirotic è un quattro, nel basket di oggi. Da tre può giocarci davvero molto poco e lo abbiamo visto evidentemente in questo inizio di stagione. Allora ha senso portarsi a casa un campione a cui devi fare per forza posto, quando hai inserito Poythress, hai già nel suo ruolo il tuo capitano e faro emotivo, più un Voigtmann che ha dimostrato grandi cose già dalla scorsa stagione? Facile dirlo ora, ma la chimica è difficile in questo momento e lo sarà anche tra tre, quattro, cinque mesi e quando Melli sarà al top e Voigtmann uguale con magari un Poythress più inserito, come si potrà gestire il tutto?

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Tutto bello e tutto vero, ma il peccato capitale è uno solo: Kevin Pangos. Non deve diventare una caccia all’uomo. Nessuno poteva immaginare ad agosto di due anni fa che il Pangos letteralmente dominante dello Zenit, fosse quello atterrato a Milano.
Era fermo da un po’, ma una volta tolta la ruggine ci si aspettava quel giocatore o qualcosa di simile. Non quello esitante, indeciso e poco combattivo visto finora. Dopo un finale di stagione scorsa da escluso e nessun segno di vita, ripresentarsi ai blocchi di partenza con lui in cabina di regia dopo averlo sfiduciato e in un ruolo nevralgico del basket di oggi, è stato difficile da accettare.
E’ chiaro che i soldi spesi per Mirotic andassero spesi in quel ruolo per salutare Pangos e trovare un altro giocatore propedeutico al sistema che potesse giocare il P&R con qualità. A oggi, l’unico nel roster di Milano che può creare dal P&R (ma non per 40 minuti tutte le partite) è ai box per infortunio. Nessun altro è in grado. Quindi anche non volendo andare in overthinking sulle parole di Messina di ieri, ancora una volta sono stati fatti errori nella costruzione della squadra e questa è una recidiva che una squadra come l’Olimpia Milano non può proprio permettersi.

Accontentarsi di un atteggiamento combattivo, ma una pallacanestro terribile non può bastare. Se Hall è obbligato, nel terzo quarto, a fare il go to guy, Shields a giocare il P&R con miriadi di letture pessime e Mirotic ad aspettare palloni sul lato debole, sembra quasi obbligare i giocatori a fare le cose a cui sono meno adatti, rispetto a metterli nelle condizioni di rendere.
La situazione è molto complicata e ora bisogna mettere una toppa a ciò che non si è fatto quest’estate, ma se Messina ritiene (giustamente) che sia difficile in questo momento dell’anno, la toppa non sarà peggio del buco, ma il buco presto diventerà una voragine. Brutto da dire, ma tempo non ce n’è e non sapere come rimettere in forma un giocatore chiave o cedere alla tentazione di farlo giocare 25 minuti in una partita irrilevante di campionato, denota un po’ di confusione. L’Olimpia Milano deve svoltare la stagione europea ora. Non ha tempo di aspettare. In campionato può anche pensare di vivacchiare se necessario, in EuroLeague non c’è tempo: Play-In, stagione lunga o qualsiasi altra attenuante generica ci vogliamo inventare, non reggono questa qualità di pallacanestro giocata e atmosfera attorno alla stessa.

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