Michael Gilmore, Varese: cosa può portare alla OpenJobMetis? Scouting BDP

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Gilmore Varese
Michael Gilmore, OJM Varese

Cosa ancora non si è propriamente visto alla OpenJobMetis Varese da un paio di stagioni a questa parte, che Michael Gilmore potrà dare alla squadra di Bialaszewski? Ciò che in linea puramente teorica si immaginava potesse essere Willie Cauley Stein e che Tariq Owens ha solo accennato di essere nella passata stagione: uno stretch big, in grado di abbinare stazza a buona mano dall’arco.

Un lungo capace di garantire spaziature e svuotamento del pitturato per i tagli, con e senza palla, degli esterni è il tassello che la società del presidente Bulgheroni ha aggiunto in vista del finale di stagione di LBA. Per analizzare lo skillset e il potenziale inserimento di Gilmore nella struttura varesina, ci avvarremo delle statistiche avanzate fornite da Synergy, estrapolate dall’ultima stagione europea di Gilmore (PAOK, lega greca e BCL 2023/24).

Che sia un 4/5 principalmente da pick&pop lo testimonia la dieta di tiro di Gilmore: di tutte le conclusioni prese al PAOK, 57 sono arrivate al ferro e 68 tramite jumper, 57 dei quali in catch&shoot. Dal punto di vista offensivo, quindi, l’alternanza con Spencer potrebbe in qualche caso trasformarsi in coesistenza: il tracciamento di Synergy mostra come i possessi in post-up (4.5%) e quelli da rollante (11.9%) non fossero esattamente la prima opzione per Gilmore nell’attacco del PAOK, e le richieste di Bialaszewski non dovrebbero discostarsi.

Il baricentro molto alto e delle leve più lunghe che solide (208 cm per 95 kg) rappresentano la croce e la delizia di Gilmore in contesto europeo. Il dinamismo richiesto dal pace di Varese potrebbe massimizzarne la mobilità senza palla sui 28 metri e nasconderne le lacune nel confronto fisico diretto coi pariruolo. La lunghezza non fa di Gilmore il più granitico dei bloccanti né la più sicura delle ancore difensive, ma in un sistema in cui si richiede lo slip più che lo screen e che predilige scelte difensive aggressive sul perimetro, la rapidità di piedi di Gilmore si inserisce idealmente molto bene.

Accoppiato sempre al PAOK con un altro lungo con caratteristiche simili (Justin Alston) o con un big più interno e innescato nei pressi del ferro (Jamuni McNeace), Gilmore è stato tiratore più che solido sugli scarichi dall’arco (39.7% su 63 triple totali al PAOK), frequentando relativamente la vernice e ricavandone ancor meno (52.9% ai liberi e 9.7% di %FT: in lunetta ci è andato pochissimo e male). Ma in un attacco dove il flusso è gestito da tanti trattatori di palla sugli esterni – dove a lunghi non è richiesto mettere troppa palla per terra – e in una difesa dove lo switch dall’1 al 4 è pressoché sistematico dal secondo P&R in avanti tra quelli gestiti come quelli di Varese, Michael Gilmore è un profilo sulla carta azzeccato. E che a Varese, dall’approdo di Scola in dirigenza, ancora non si era visto.

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