NBA: Thibodeau: oltre gli stereotipi, l’anima dei Knicks

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Questo articolo è nato d’impulso, dopo la vittoria dei New York Knicks contro i New Orleans Pelicans (o quel che ne resta in questo loro malcapitato inizio di stagione ).. Mikal Bridges top scorer dell’incontro con 31 punti ma soprattutto 40 di Plus/Minus

Si, avete letto bene 40 di PlusMinus, partitona di Bridges, che con la maglia di New York ancora non aveva convinto del tutto, e subito è comparsa in rete una particolare statistica: Bridges è stato l’ottavo Knicks nella storia a collezionare un 40 di +/-

Andiamo a scorgere i nomi e troviamo Allan Houston (Occhi a cuoricione per il 20 dei Knickerbockers di inizio millennio, fondamentali e pulizia del tiro che suggerisco di ripescare in rete) a marzo 2001. Addirittura due giocatori nella stessa partita ad inizio 2010: David Lee nel culmine del suo essere una DubleDouble Machine e Wilson Chandler (da non confondere con il totem Tyson) in una larghissima vittoria 132-89 contro dei Pacers in ricostruzione.

E gli altri?

Gli altri sono Obi Toppin e Alec Burks nel 2022 e addirittura due giocatori oltre a Bridges nel 2024: Josh Hart a gennaio e Miles McBride a marzo. Quindi ben 5 giocatori nell’era Tom Thibodeau. Anzi, volendo 6, perchè indovinate chi era Assistant Coach dei Knicks 2001 in cui giocava Allan Houston ?

A quel punto ho iniziato a dubitare che fosse un risultato così sorprendente, quindi ho verificato altre tre franchigie: Heat, Cavs e Lakers (non team a caso ma perchè sono le tre maglie vestite da “un giocatore” che record e stats in carriera ne sta collezionando parecchie). Risultato? Solo Wade a Miami una volta, peraltro nella sua stagione da Rookie.

E’ dunque forse Thibodeau che esalta i proprio giocatori, star o comprimari che siano, tanto da avere l’intero quintetto dei Knicks nei top15 per plus/minus?

Il Coach per cui non vorresti giocare

La narrativa che accompagna coach Thib è però curiosamente “negativa”ì, sia tra i giocatori delle altre compagini che nel sondaggio anonimo raccolto da The Athletic considerano il coach di New York quello per cui meno vorrebbero giocare da due anni a questa parte (con grandi distacchi sul secondo); sia tra i media che vedono le rotazioni ristrette, i grandi minutaggi e la forte usura dei giocatori come i principali limiti di gestione sollevando forti critiche a fine della scorsa stagione quando dei Knicks sfiniti e decimati dovettero lasciare il passo ai più frizzanti Pacers in semifinale di conference.

Ma siamo proprio sicuri che sia l’assoluta verità?

Se analizziamo i minutaggi complessivi della scorsa stagione, nei primi trenta giocatori per utilizzo compaiono due Knicks (Brunson e Hart) durante la Regular ed il solo Brunson nei playoff.

Analizzando invece i Minuti a partita, Brunson resta l’unico Knicks in graduatoria posizionandosi al 14esimo posto della regular (guidata da Derozan, Maxey e Doncic) e al 16esimo dei playoff dove invece svetta il compagno Josh Hart al secondo posto dietro Maxey. La coppia Doncic/Irwing ha però avuto minutaggi più alti , come Booker/Durant, Maxey/Embid Davis/James. Per trovare il terzo componente di NY si scende al 39esimo posto. Insomma, i numeri smentiscono l’apparenza

E’ poi evidente che non ci sia un singolo giocatore di Tom Thibodeau che non scenderebbe in guerra per il suo coach… basti pensare alle performance All Star del “figliol prodigo” Karl Anthony Towns (25punti -13reb e 18 doppie doppie in 20 match) o alle testimonianze di apprezzamento rilasciate dall’ex Donte DiVincenzo che spiega come chi sia al di fuori dallo spogliatoio non possa capire i credo del Thib-pensiero:

NO QUIT (non mollare)

ALL GRIT (spirito combattivo)

CLOSE-KNIT (coesione)

Jalen Brunson da leader fa capire quanto la passione e la dedizione dell’allenatore facciano crescere un giocatore influendo poi sull’intera squadra; c’è poi chi come Josh Hart lo trovi divertente nelle sue sfuriate.

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Jalen Brunson, New York Knicks. Credits: IPA Agency.

Gli apprezzamenti arrivano anche dal mondo degli arbitri che rispettano enormemente la sua sincera dedizione al gioco, tanto da essere uno dei soli 3 allenatori in attività a non essere mai stati espulsi da un match.

Una vita dedicata al Basket

20 stagioni da Assistant Coach, segreto neanche tanto velato della difesa della Boston Campione del 2008 (e dategli un Kevin Garnett da sfruttare ad un allenatore del genere.. ), poi la panchina di Chicago, uno dei più grandi what-if della storia recente del gioco, seguita dall’esperienza a Minnie ed infine ritorno alla Grande Mela dove ha riportato vittorie, playoff ma soprattutto l’anima combattiva.

Gli altri magari non saranno attratti dai metodi di allenamento, ma la sua passione ha inondato i giocatori che provano in tutti i modi a vincere per il proprio coach… e questa spiccata identità piace molto ai tifosi dei Knicks tanto da definirla una vera e propria Culture

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