All’età di 33 anni, Nikola Mirotic sta giocando una delle migliori stagioni della sua carriera. Il montenegrino ha senza dubbio raggiunto picchi di rendimento più alti in passato, anche dal punto di vista numeri, ma quest’anno sta mostrando in maglia Armani una leadership che raramente si era vista. Non solo tecnica e tattica, ma anche caratteriale. I risultati dell’Olimpia sono altalenanti, ma se la squadra è riuscita a trovare una propria identità, l’ex Barcellona ha il merito di essere riuscito a calarvisi alla perfezione. In un momento così buono della sua carriera, SKWEEK ha sfruttato l’occasione per intervistarlo sul suo passato, presente e futuro in una lunga e interessante conversazione. Di seguito riportiamo alcuni dei suoi passaggi più interessanti, mentre per vederla per intero potete seguire questo link. (TERZA PARTE)
Sui playoff NBA:
Non c’è niente come i playoff NBA. La gente parla molto dell’NBA, della stagione regolare, di quanto la prendano seriamente o meno e di come giochino, se liberamente o con pressione. Ok, ma quando iniziano i playoff, è tutta un’altra storia. È un approccio completamente diverso, un mindset diverso. Le tue debolezze emergono nei playoff. Durante la stagione regolare puoi nasconderle, ma quando arrivano i playoff ti studiano così a fondo che cercano ogni piccolo dettaglio. Cercano i match-up, i playoff sono tutti una questione di match-up, e si concentrano su questi per tutta la partita. Questo è quello che fanno.
Ho visto quanto davvero ci tengano i giocatori. Per esempio la mentalità di Rajon Rondo nei playoff era pazzesca. Ricordo quando eravamo a Portland. Ero con New Orleans in quel momento e avevamo finito al settimo posto. Dovevamo giocare contro Portland in trasferta, che era arrivata seconda e stava avendo una stagione incredibile. Avevamo una squadra molto buona in quel momento con New Orleans: c’erano Rajon Rondo, Jrue Holiday e Anthony Davis, che erano praticamente le star del team. Rajon Rondo iniziò a impazzire durante gli allenamenti, parlando tantissimo durante le sessioni video. Lo vedevi sempre con il computer a guardare filmati. Era così sicuro che avremmo battuto Portland, e Portland stava avendo una stagione incredibile, con Lillard che stava distruggendo tutti.
Così siamo andati a Portland, e ricordo che qualcuno bussò alla mia porta alle 3 di notte, o forse alle 2. Era Rajon Rondo con il computer che mi diceva: ‘Domani dobbiamo fare questo. Hai visto questo? Devi fare il taglio in questo modo o piazzare il blocco così.’ E io gli risposi: ‘Rajon, giochiamo domani. Sono le 3 di notte.’ E lui: ‘È molto importante, dormi con questa idea in testa.’ Ho capito quanto fosse seria la situazione. E alla fine abbiamo spazzato via Portland con un 4-0. È stato incredibile.
È un’atmosfera completamente diversa. La fisicità cambia, gli arbitri lasciano giocare molto di più. Non proteggono più così tanto le superstar nei playoff. Ora, quando dico che le proteggono un po’ di più, parlo del presente, ma nel momento in cui c’ero io, sembrava che non fischiassero più nulla.
Su Jimmy Butler:
Jimmy Butler è probabilmente il giocatore che ho visto lavorare più duramente di tutti, aveva routine folli. Andava alle 3 di notte al centro di allenamento con il suo allenatore personale, faceva pesi alle 3 di notte e poi basket alle 5 di mattina. Ma c’erano anche giorni in cui arrivava al centro di allenamento, si toglieva le scarpe, le metteva accanto alla sedia e si limitava a guardarci mentre ci allenavamo. Mi chiedevo: ‘Perché Jimmy non si sta allenando?’ Mi rispondevano: ‘Jimmy ha già fatto il suo allenamento con il suo allenatore personale.’ Io dicevo: ‘Ah, ok.’
Quindi c’erano momenti così, in cui Jimmy non sentiva il bisogno di allenarsi con noi, perché aveva le sue routine personali. Dopo un po’, ho capito questa cosa. Jimmy era fantastico come giocatore. Soprattutto, era impressionante vederlo competere ogni sera. Perché, indipendentemente dal fatto che Jimmy si fosse allenato o meno con noi, lui competeva in ogni partita. Penso che queste siano cose che puoi vedere solo in NBA. Non puoi farle in Europa.