L’espressione “tempio del basket” è forse fin toppo abusata, ma è impossibile non utilizzarla se si parla di Atene. Pensate solo all’estate scorsa quando Giannakopoulos ha organizzato un torneo amichevole direttamente nello stadio Panatenaiko in una cornice di storia millenaria dal fascino indescrivibile.
Gennaio 2025, mi trovo ad Atene per la prima volta con degli amici e per la prima volta entrerò nei templi del basket europeo in una gita che coinvolge non solo basket giocato ma anche le atmosfere che gli girano intorno, la cultura cestistica di una delle capitali di questo sport che da anni ha la fortuna di ospitare due fra le squadre più forti e vincenti d’Europa.
Ma come in un film di Nolan, partiamo dalla fine.
Per la partita di Eurolega fra Olympiacos e Fenerbahce ci muoviamo nel tardo pomeriggio, dopo una visita all’acropoli e al quartiere turistico di Monastiraki con i suoi negozietti tipici dove non posso far a meno di notare: prima lo store del Pana (di calcio), poi quello ufficiale della nazionale greca (presente sia merch. di calcio che…Antetokoumpo. Si, il greco è abbastanza ovunque). A circa 10 minuti lo store dell’Oly, piccolino ma con tutto il necessario, ma il mio contatto greco mi invita ad attendere qualche ora per lo shopping. Avere un local come guida ha i suoi vantaggi.
Che bello sarebbe comprare la maglia di Sloukas, il mio giocatore preferito, e sfoggiarla orgogliosamente per le strade di Atene? Meglio non farlo, mi suggerisce, innanzitutto per la rivalità fra Pana e Oly ovviamente, girare per le strade di Atene con la maglia dell’una o dell’altra squadra ti espone ad un randomico rischio per l’incolumità, sembra quasi impossibile per noi baskettari abituati all’Italia, ma qui il basket è religione e alcune rivalità sfociano in episodi di violenza di cui storia sportiva ateniese è piena, e che coinvolge tutti gli sport.
Torniamo a noi, raggiungiamo in metro il Pireo, a due passi dallo stadio della Pace e dell’Amicizia visitiamo lo store dell’Olympiacos, fratello maggiore di quello ubicato in centro ma questo è bello grande, e finalmente posso darmi allo shopping fra maglie celebrative dei 100 anni dell’Oly (che ricorre proprio quest’anno) e gadget di ogni tipo.
Fra le maglie “storiche” non vedo quella di Sloukas. Ovvio, direte voi. Il tradimento di Kostas si riperquote anche nel merch. e non solo sulla storica rivalità fra le nostre due compagini che hanno avuto la fortuna di averlo visto giocare.
Siamo nei pressi dello stadio dicevo, ora posso indossare orgogliosamente una maglia dell’Oly, ma se l’avessi, non quella di Sloukas, ne andrebbe della mia incolumità mi dicono dalla regia.
Ritiro orgogliosamente l’accredito gentilmente concessomi da Backdoor. “Press” leggo scritto sopra. Sorrido, giornalista è una parola grossa per me che sono un semplice giocatore e tifoso, ma mi godo l’esperienza e l’organizzazione di uno dei top team di Eurolega. L’aera riservata alla stampa è immensa, un bar, due sale con tavolini dove mi danno snack, un deodorante(?), un orsacchiotto(??). Esploro tutto ciò che mi è concesso, girovago fra i tunnel, noto addirittura lo store interno del merch, non accessibile però ai tifosi (c’è comunque uno stand fuori dove ci sono le biglietterie). Varco la porta che porta nell’area mista, mi si apre la prospettiva di un palazzetto di circa 12.000 posti, ancora metà vuoto (ma che registrerà sold out) ma dall’indiscutibile fascino, molti tifosi già cantano e applaudono i propri beniamini appena entrano per il riscaldamento. Mi accomodo nell’area dietro ai canestri di fianco alla zona della panchina dove si accinge a prendere posto lo staff e io giocatori del Fener. Il tempo vola mentre mi guardo attorno e in un amen partono le presentazioni con i soliti spettacoli di luci per la squadra di casa. E ora capisco il perché mi abbiano dato un pupazzetto. Oggi è la giornata del Teddy Bear (o meglio, da noi si chiama così), l’analogo greco prevede il lancio di pupazzetti che (mi pare) Emergency recupera in qualche minuto.
La cronaca della partita ve la risparmio, vince meritatamente il Fener che conduce largamente per tutto il match. Il tifo dell’Oly non smette di incitare i propri beniamini ma sembra sottotono rispetto ai suoi standard, infatti a partita finita esce velocemente dal palazzetto comprensibilmente deluso.
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