Analytics Olimpia Milano: lenta transizione

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Foto di Savino Paolella

Rookies, infortuni, alternanza di momenti buoni ad errori banali.
Parole di Ettore Messina per sintetizzare le tre recenti partite contro Paris Basketball, Brescia e Olympiacos. Una squadra con due certezze, Shields e LeDay, con sprazzi di talento da parte di Dimitrijevic, Brooks, Bolmaro e Mirotic e con un’identità tutta da trovare.
In questo contesto, con un calendario senza tregua, il gioco è risultato per lunghi tratti statico e quindi prevedibile, legato a soluzioni individuali e poco evoluto rispetto alla precedente annata.

Errori e orrori

Colpisce la lentezza con la quale riparte l’Olimpia e quanto questo approccio si rifletta nell’esecuzione a metà campo che diventa improvvisazione negli ultimi 8 secondi.
Una delle azioni più rappresentative contro Brescia: non si crea un vantaggio dalla prima opzione, due giocatori contemporaneamente si propongono per un pick and roll, la palla viene ribaltata a Shields che termina con un disperato tiro fuori equilibrio.

 

Un altro esempio dalla gara di Atene: 16 palleggi passata la metà campo ed un hand-off a 13 secondi dal termine dell’azione. Harden ne andrebbe fiero, non fosse per l’hand-off. Risultato? Shields in penetrazione si ritrova uno contro tre ed è contropiede Oly.

Anche da ATO le notizie non sono buone. Il primo passaggio ad 8 secondi dal termine dell’azione, dopo 13 palleggi nella metà campo di attacco. Non che il resto dell’azione prosegua meglio.

Sempre dal Pireo, Milano e la calma assoluta dopo aver recuperato palla. Altri 13 palleggi senza mai, con terminologia rubata all’atavico mondo della pedata, attaccare la profondità. Diventa difficile pagare la cauzione con due secondi a disposizione ed un difensore a contestare il tiro.

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