Campazzo: “Essere MVP non è l’obiettivo”

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Non sono un sostenitore dei premi individuali. Faccio sempre fatica a parlare di queste cose. Personalmente provo a mettere tutte le energie a disposizione al servizio degli obiettivi di squadra. In fondo, la pallacanestro è uno sport collettivo: quando la squadra gioca bene, anche il singolo migliora. Essere MVP sarebbe importante, ma non è il mio obiettivo. Il focus è raggiungere il titolo, andare alla Final 4, vincere l’EuroLeague. La strada è ancora lunga. Ci saranno ancora alti e bassi, c’è ancora tanto lavoro da fare. Io sto facendo del mio meglio, voglio continuare ad aggiungere vittorie e scrivere pagine di storia del Real Madrid.

Se non fossi tu a vincere l’MVP, chi sarebbero i tuoi candidati principali?

Ci sono grandissimi giocatori. I due più incredibili sono Mike James e Laprovittola.

Diverse settimane prima che firmassi col Real Madrid, era pensiero comune che tu volessi tornare in Spagna. I motivi sono chiari. Ma hai percepito che qualcosa non fosse ancora concluso del tuo percorso coi Blancos? Se sì, cosa in particolare?

No, non lo penso. Nella mia prima esperienza, prima di andare in NBA, ho vinto tutto quello che potevo vincere: SuperCopa, ACB, Copa del Rey, EuroLeague. In ognuna di queste competizioni mi sono sentito una parte importante del gruppo. Ora voglio continuare a definire la legacy vincente del club, mantenendo il Real Madrid in cima all’Europa.

Al termine del tuo contratto quadriennale col Madrid avrai 36 anni. Inevitabile chiederti se immagini di concludere la tua carriera in maglia Real…

Non parlatemi già di ritiro! Ho ancora tanti anni davanti. Il mio obiettivo è terminare il contratto nella maniera migliore possibile – fisicamente e mentalmente. Mi sento a casa, le persone mi trattano splendidamente. Il club è come una famiglia, lo sento ogni giorno. Mia figlia è nata qui, mia moglie adora vivere a Madrid. Tutto suggerisce che io stia qui per sempre. Ma ogni giorno può accadere qualcosa, che sia domani o tra un anno. Affronto ogni stagione con la stessa mentalità: guardare giorno per giorno, rilassarmi, divertirmi dove sono, gustarmi l’occasione che ho di vestire questa maglia.

 

Credit Irina R. Hipolito/AFP7 via ZUMA Press Wire

 

Il proprietario del Pana, Dimitris Giannakopoulos, ha dichiarato che ha fatto un’onerosissima offerta di contratto per la tua firma in estate, e che il problema principale fosse l’assenza di una scuola in spagnolo che i tuoi figli potessero frequentare ad Atene…
(Ride, ndr) Non lo sapevo!

Partendo dal fatto che non ha negato il tentativo di firmarti, vorrei sapere il tuo punto di vista sulle trattative col Panathinaikos: come si sono svolte, le tue impressioni…
L’impressione è stata davvero positiva. Sono molto grato dell’interesse che hanno espresso. Mi sono sentito valorizzato dopo i 6 mesi trascorsi alla Stella Rossa e aver atteso qualche opportunità in NBA, dove non avevo giocato molto. Il fatto che il Pana mi volesse ha significato molto per me, mi ha reso felice. Mi ha dato estrema fiducia. Il signor Giannakopoulos e io non abbiamo parlato direttamente, ma ho saputo dell’interesse tramite il mio agente. Dopo i mesi a Belgrado, volevo dare priorità a un eventuale ritorno al Real. Era il mio principale obiettivo: la mia mente era già lì. Non potevo dare risposte prima che fossero terminati i contatti col Madrid. L’accordo è stato rapido da trovare da ambo le parti. Nient’altro.

In vista del doppio turno di EL con la trasferta greca, cosa prevedi per le gare contro Oly e Pana?

Difficile da prevedere, ma entrambe sono squadre tremende, con un altissimo livello individuale e giocatori che possono fare danni in ogni posizione. Non ci si può rilassare in difesa in nessun possesso. Giocano con grande fiducia, soprattutto in casa e di fronte al proprio pubblico. Per vincere entrambe le gare di Atene bisogna saper controllare le emozioni della gara. Ecco perché sarebbe meglio per noi gestire la gara su ritmi più bassi, per raffreddare il pubblico il più possibile. Ma sarà complicato, dobbiamo giocare una grande pallacanestro. Abbiamo mostrato di poter perdere con tutti (!) se perdiamo la concentrazione. Dopo una dura sconfitta come quella col Fener, queste partite saranno un buon test per noi per fare un passo in avanti contro due squadre di altissimo livello.

Yago dos Santos ha detto che vi siete parlati prima che firmasse per la Stella Rossa. Dato che ti ha indicato come la principale ragione per cui lui seguiva le partite di EL quando ancora giocava a Ulm, ti chiederei quali sviluppi della sua carriera ti aspetti.

Riesco a empatizzare molto con Yago: siamo entrambi piccoli in un mondo pieno di giganti. Raro vedere giocatori della tua stessa altezza, per me. Quello che mi colpisce di Yago è il cuore che mette in campo. Gioca sempre con una grinta incredibile, dà la vita in ogni partita per i compagni, li migliora sempre. Un giocatore davvero speciale. Se i tuoi compagni amano giocare con te è perché sei speciale. Ogni volta che è in campo, i suoi compagni godono della sua presenza, così come accade quando ci sono Teodosic e Napier.

Abbiamo parlato molto, abbiamo sviluppato una bella amicizia, siamo ancora in contatto. Mi diverto ogni volta che lo vedo giocare e mostrare tutta la fiducia che ha nella sua pallacanestro. Spero che continui così, potrà ottenere molto in EuroLeague.

La fisicità è sempre stato uno dei tuoi marchi di fabbrica. Perché pensi che questo elemento non ti ha portato a essere un elemento fisso nelle rotazioni di una squadra NBA, specialmente a Dallas? Cosa rende l’NBA una lega più difficile dove emergere per le guardie?

Ci sono una serie di fattori che si incontrano andando in NBA. Sopravvivere in un roster NBA significa trovare il contesto migliore, giusto per te e per la squadra: bisogna essere ciò di cui la squadra ha bisogno, e incontrare un allenatore che ha voglia di lavorare con te. Penso che in NBA ci sia meno spazio per la guardia pass-first che organizza la squadra e chiama i giochi. Le regole sono differenti: i 3″ secondi difensivi, c’è più spazio, la linea da 3 è più lontana, ogni cosa è strutturata affinché il gioco sia più dinamico e atletico. Un centro riesce a difendere su una guardia e viceversa. Adattarsi è complicato, ma è una bella sfida per ogni giocatore.

Saresti tentato da un ulteriore tentativo in NBA, qualora si presentasse l’occasione?

Direi di no, nessuna possibilità. Sono a posto qui, mi sento felice e realizzato. Sono grato dell’opportunità che il Real Madrid mi ha dato per tornare. Tutto ciò che voglio è essere felice e godermi quello che faccio. 

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