Cantù ora c’è, Udine pare già proiettata altrove

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McGee e Alibegovic (credits: Pall. Cantù)

Al PalaCarnera Cantù c’è: parte maluccio, va subito in svantaggio in doppia cifra sotto la gragnuola di triple dell’Apu Udine (19/44 la statistica finale da oltre l’arco), ma rimane con la testa in partita e prima con i canestri di Valentini (16) e poi con quelli di McGee (23) e di Moraschini (15) rientra fino al 68-67 della terza sirena, seguito da un paio di vantaggi esterni nell’ultima frazione. Poi, nel conclusivo punto a punto, sono il concretissimo Johnson (16 punti, 10 rimbalzi) e il mattatore Hickey (25 punti, 7 assist) a rimettere avanti i friulani fino all’89-85 che ribadisce come la squadra di coach Vertemati non sia capolista per caso.

Con il suono della sirena finale, alla luce dei pochi punti di differenza riecheggia anche qualche dubbio nella testa: forse in qualche occasione si sarebbe potuto evitare di “dimenticarsi” sull’arco Da Ros (10, con 3/6 da tre) e di dare ad Alibegovic (16) più spazio di quanto non riesca già a prendersi da solo; forse la difesa “a staffetta” su Hickey, al netto del suo incredibile talento, avrebbe potuto limitare un po’ di più i danni; forse l’impatto di Hogue (9 punti, 7 rimbalzi) e soprattutto di Basile (12 punti, 4 rimbalzi) sarebbe potuto essere un po’ più incisivo in entrambe le parti del colorato, magari anche perché meglio cercati dai compagni (e qui l’occhio ricade sui soli 10 assist in tabellino, a certificare un attacco che ha vissuto più su belle giocate individuali che sulla circolazione della palla).

Sono però tutti dubbi che non possono generare alcun rimprovero all’Acqua San Bernardo, anche perché si infrangono contro la concretezza mostrata da Udine, in cui il talento offensivo di Hickey, Johnson e Alibegovic viene amplificato dal concreto atletismo di Ikangi (6 punti, 7 rimbalzi), dall’esperienza di Da Ros e da una profondità del roster che vede ogni volta il decisivo contributo di tutti (come nel caso di Caroti, che chiude definitivamente il big-match con i due liberi dell’89-83).

Insomma, se Cantù ora c’è e deve lavorare su questa base per arrivare al meglio al momento “clou” della stagione (confidando anche nel recupero di De Nicolao per aumentare il tasso di playmaking), Udine pare già essere proiettata altrove. Ai microfoni Rai capitan Alibegovic invita giustamente a pensare una partita alla volta e coach Vertemati sottolinea come le 8 sfide ancora in calendario siano contro avversarie toste per grado di forma, oltre che per posizione in classifica, ma l’Apu si trova ora nell’invidiabile posizione di avere il proprio destino tra le mani. A partire da quelle magiche dell’ex-canturino Anthony Hickey, con quel “abbiamo preso il migliore” dichiarato a fine partita sempre da coach Vertemati che di certo avrà contribuito a far riecheggiare se non un altro dubbio, almeno un po’ di rammarico nella testa di molti tifosi brianzoli. Ma sono pensieri subito da scacciare: questa Cantù c’è, appunto, e merita fiducia. (Paolo Corio)

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