Ettore Messina: “EuroLeague, NBA e FIBA devono mettersi d’accordo”

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Ettore Messina
Foto di Savino Paolella

Negli ultimi mesi la Legabasket ha rilanciato il podcast originariamente iniziato da Andrea Trinchieri nel corso della passata stagione. Esperto del campo che va ad intervistare altri professionisti della pallacanestro italiana è questa volta Gianluca Basile, che nell’ultimo episodio di Basketball&Conversations ha intervistato Ettore Messina. In questo secondo estratto dell’intervista, che potete guardare integralmente qui sotto, il coach dell’Olimpia Milano ha parlato delle difficoltà che il disaccordo tra EuroLeague, NBA e FIBA pone per i giocatori e per la pallacanestro europea tutta.

Una volta Danilovic, Basile… giocavate 30 minuti a partita pur con l’EuroLeague. Adesso non ce la fanno a giocare più di 30 minuti a partita. Vuoi perché il gioco è più fisico, vuoi perché ci sono tra le 80 e 90 partite in un anno. Vuoi perché ci sono viaggi, vuoi perché la competizione è molto più dura. La competizione è enormemente più dura. Allora, forse per quello i giocatori non ce la fanno. Lo dico non io, lo dicono gli infortuni che ci sono. Tu vedi che tutti si fanno male. Non esiste squadra che non ha uno o due infortuni molto seri. Quindi ritmi troppo alti.

Poi quando hanno la pausa, o continuano a giocare in EuroLeague o vanno a giocare in Nazionale e alla fine non sono contenti. Né quelli delle federazioni, né quelli dei club, né quelli dell’EuroLeague.

Cosa si può fare? Se non si mettono d’accordo EuroLeague, NBA e FIBA, quindi se non si siedono intorno a un tavolo in tre, non andiamo da nessuna parte, continueremo a litigare e a perdere risorse. A parte gli addetti ai lavori, la gente fuori non sa che noi perderemo molto presto un sacco di ragazzi giovani che andranno a studiare al college, attratti dai contratti che possono offrire nel college. La produzione, la crescita, la ricerca di talenti giovani, che è costosa, prenderà un’ulteriore botta da questo fatto che i giocatori vanno via.

Noi qua nel settore giovanile abbiamo 4 o 5 giocatori che sono già stati contattati da università americane. Io ho parlato con uno di loro, mi ha chiesto un consiglio e gli ho detto: devi andare, perché è l’esperienza di vita più bella che puoi fare al mondo. Io ho un figlio che studia all’università in America e lo invidio profondamente.

 

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