Pablo Laso: “Come si ferma il P&R di Spanoulis? Gli mando 5 uomini contro”

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Le nuvole che accompagnano il risveglio sono una mera illusione: ad Antalya farà davvero caldo anche nella seconda giornata del 2023 EuroLeague Head Coaches Board Congress. Oggi sono ben 4 i clinic proposti dall’organizzazione, anticipato nella serata di domenica dalla lezione sull’attacco dal post tenuta da Sergio Scariolo. Ad aprire le danze ci pensa Ahmet Çakı, ex assistente della Scandone Avellino ai tempi dell’EuroLeague 2008 e attualmente libero da vincoli contrattuali, vista la chiusura dell’esperienza sulla panchina del Tofaş Bursa. Dedicandosi allo sviluppo delle situazioni offensive in uscita dai blocchi lontano dalla palla (off ball offense), il coach ha approfittato per evidenziare l’evoluzione del Gioco:

La tendenza conclamata è quella di non aspettare più 4-5 passaggi per trovare l’uscita migliore per il tiratore ma cercare di esplorare il vantaggio sin dal primo passaggio. Siamo nell’epoca della early offense perché la qualità dei tiratori ti permette di concederti più opportunità di costruire vantaggio durante i 24″. Il lavoro del coach è quello di mostrare ai giocatori tutte le opzioni possibili e lasciare a loro la lettura e la libertà di scelta: eseguire senza capire e comprendere chiude la visione a tantissimi scenari. Negli ultimi 15 anni la pallacanestro ha reso possibile trovare un buonissimo tiro sia dopo 2″ che dopo 22″, ma la bontà di un sistema sta nell’aggiustare piccole parti della propria essenza partita dopo partita. Puoi cogliere di sorpresa una squadra nella singola gara, ma nel lungo periodo sei tu a doverti adattare.

L’ospite più atteso della giornata, tuttavia, non può non essere Pablo Laso. Il nuovo coach del Bayern Monaco, con la personalità di un attore teatrale, regala un’ora e mezza di letture e variazioni sulla difesa del pick and roll avvalendosi di aneddoti ed episodi della propria ventennale carriera:

Ormai la tendenza è quella di utilizzare il pick and roll non solo a giochi rotti, come ultima spiaggia nel caso in cui l’attacco non ha creato vantaggi, ma anche come prima scelta. Come in tutte le situazioni , però, anche la difesa di un gioco a due si trasforma in una difesa di squadra. In previsione delle Final 4 del 2015 mi è stato chiesto come avrei fermato Spanoulis e ho risposto “Lo marco con 5 uomini, facile”. Pochi hanno capito, molti hanno riso. Nel pick and roll come su Vassilis, è il movimento collettivo a fare una buona difesa. Ora la difesa più diffusa è lo show con recupero, perché richiede meno rotazioni ed è più facile digerire alla squadra ma costringe il lungo a uno sforzo enorme. Lo si può fare con una rotazione profonda e con gli uomini giusti: se l’avessi chiesta a Reyes sarebbe durato un paio di minuti, non di più…

Nel Barcellona della pallamano ha giocato per più di vent’anni un portiere bravissimo, David Barrufet, che a basket avrebbe giocato fisso sotto il ferro a fermare da fermo tutte le parabole in entrata. Per mia scelta nemmeno Tavares dovrebbe fare la difesa Barrufet, come diversi coach spagnoli avevano iniziato a chiamarla nei primi Duemila, perché la pressione che si può mettere sul palleggiatore non è mai abbastanza.

Con il cambio sistematico abbiamo raggiunto l’ultima ed estrema frontiera del costringere l’attacco a trovare nuove soluzioni. Non si potrebbe fare altrimenti, poiché col cambio l’azione finisce. Semplice. Quando due difensori switchano l’azione termina e ne inizia un’altra con un altro accoppiamento. Si costringe l’attacco a pensare e così si rallenta. Semplice, no?

La grande novità del congresso di Antalya non è l’incredibile livello che gli head coach dimostrano nella comprensione e nell’insegnamento della pallacanestro ma la presenza di altre componenti, diverse dalla figura del capo allenatore ma che contribuiscono alla sua vita sul parquet. Kostas Chatzichristos, attuale Head of Performance del Fenerbahce e nello staff di Itoudis già ai tempi del CSKA, è il primo conditioning coach invitato a parlare nella storia dell’EHCB. La conclusione della sua masterclass, incentrata su un approccio olistico all’allenamento di condizionamento, è il manifesto di una pallacanestro europea che deve compiere ancora passi in avanti:

Prima della semifinale delle Final 4 di Colonia 2021 ci siamo allenati per ultimi, dopo che l’Olimpia Milano aveva terminato la sua sessione di tiro. Arriviamo in spogliatoio e ci sono Gigi Datome e altri giocatori di Messina che stanno facendo stretching nel corridoio. Come mai? Non avevano altro spazio per farlo. A Vitoria nel 2019 addirittura non avevamo una sala pesi idonea né nell’arena né nell’hotel. Pochissime squadre di Euroleague riescono a mettere a disposizione una stanza dedicata alla fisioterapia a chi gioca in trasferta, e poi ci si lamenta che 6/7 giocatori sono contemporaneamente infortunati. Non possiamo proteggere i giocatori senza prepararli al meglio e così gli allenatori non possono avere la scelta migliore. I coach non prestano ascolto ai nostri consigli sul far giocare di meno un giocatore o allenare meno intensamente un altro non perché non riconoscano la fatica ma perché non se lo possono permettere.

Avremmo bisogno di destinare più budget per curare strutture, metodologie e tecnologie, ma non lo diciamo mai alla dirigenza. Sappiamo, noi uomini dello staff, che non sentirebbero le nostre ragioni. Ci rivolgiamo ai coach per far sentire la nostra voce, loro che hanno più potere decisionale. Altrimenti rimarremo sempre una pallacanestro di serie B rispetto allo standard americano. Un giocatore che arriva dal college o dall’NBA non riconoscono il giusto rispetto e la giusta consapevolezza perché siamo i primi noi a non dare loro la migliore impressione possibile. Conoscono poco il basket europeo perché è il basket europeo stesso a non farsi conoscere e, quando lo fa, senza mostrare tutte le risorse a disposizione.