Uno degli osservati speciali di questo avvio di stagione in NBA, almeno da parte dei tifosi italiani, è senza dubbio Simone Fontecchio. L’azzurro, che quest’estate non aveva potuto partecipare al PreOlimpico a causa di un infortunio, sembra aver recuperato la giusta condizione fisica e in queste prime gare si sta ritagliando uno spazio importante nelle rotazioni dei Detroit Pistons.
Intervistato da La Gazzetta dello Sport, Fontecchio ha parlato di come si sente e del suo ruolo all’interno della franchigia del Michigan. Gli scorsi sono stati mesi difficili per l’ex Baskonia, che ha dovuto lavorare duro per recuperare dall’infortunio.
Sto bene fisicamente, ho speso tutta l’estate a lavorare per arrivare al massimo al training camp. Quattro mesi di recupero dopo l’operazione chirurgica: ci vuole tempo. Per fortuna ho avuto uno staff fenomenale con me in Italia ad assistermi la rieducazione. Non giocavo partite da 6-7 mesi, per recuperare il ritmo di gara ce ne vuole (di pazienza), ma ogni partita mi sento sempre meglio, come fiato e come gambe.
Al momento Fontecchio sta uscendo dalla panchina, ma ciò non significa che il suo ruolo non abbia impatto all’interno delle rotazioni. Il 28enne azzurro sta cercando di adattarsi e capire al meglio cosa lo staff voglia da lui, che non significa per forza segnare 15 punti ogni sera.
Ogni anno in Nba è fondamentale capire quello che l’allenatore e lo staff tecnico si aspettano da te. Sicuramente il mio ruolo è cambiato rispetto alla scorsa stagione qui ai Pistons e rispetto a quello che avevo per Utah, in quintetto. Serve aggiustarsi, trovare i propri spazi ed equilibri per impattare le partite. Non significa per forza segnare 15 punti, ma fare le cose giuste. […] piano piano mi sentirò sempre più a mio agio in questo nuovo ruolo e riuscirò a esprimermi sempre meglio.
Al momento Simone Fontecchio è l’unico italiano in NBA, dopo che negli scorsi anni vari azzurri avevano rappresentato il nostro Paese nella Lega. L’altro sarebbe Danilo Gallinari, al momento senza contratto. L’ex Baskonia, da questo punto di vista, sente un senso di responsabilità importante.
Rappresentare l’Italia in Nba, adesso da unico giocatore italiano presente, è un orgoglio, ma implica anche un senso di responsabilità. C’è un Paese che la mattina controlla i risultati delle partite, anche quello che ho fatto io la notte. L’Italia mi manca nella quotidianità, però ho la famiglia con me qui in America e mi trovo bene a Detroit.