La frenesia tenuta a bada nell’esordio contro l’Angola è eruttata a causa delle triple di Feliz e dello slump al tiro che con la Repubblica Dominicana ha presentato il conto, senza che l’Italia sia riuscita a correggere in corsa le problematiche difensive che i caraibici avevano evidenziato nella nostra protezione del perimetro. Filippine-Italia è una gara a eliminazione diretta nonostante sia l’ultima giornata del girone A della FIBA WC 2023, dove gli Azzurri sono chiamati a dimostrare più a sé stessi che a chiunque altro quanto si è disposti a credere in un’identità strategica, a prescindere dal risultato nell’immediato. GamePlan si concentrerà sulle chiavi della gara dell’Araneta Coliseum, divisi tra attacco e difesa e seguendo l’andamento della sfida con Clarkson e compagni.
ATTACCO
- Il coaching staff delle Filippine non deve aver visionato troppe nostre partite, o quantomeno non è stato in grado di trasmettere l’indicazione ai propri giocatori: dall’ala sinistra, col quarto di campo libero e l’angolo vuoto, le gambe di Stefano Tonut gli permettono di arrivare al ferro anche attaccando di mano destra. Non è intenzione dell’azzurro sfruttare il blocco del lungo dalla punta: o lo anticipa o lo rifiuta, sfruttando la rotazione ritardataria da lato debole.
- L’intenzione degli asiatici è quella di negare ricezioni facili e conclusioni immediate dal post. I set per la ricezione di Fontecchio vengono preceduti dal bump del lungo, mentre l’uomo a un passaggio scherma la ricezione verso il proprio uomo “disinteressandosi” di ciò che accade sul lato debole. Gli Azzurri si devono adeguare al riaprire, leggendo la posizione dell’uomo libero sul perimetro, e innescare la circolazione di conseguenza.
- I ritmi sono alti, e tali devono rimanere: Melli e Polonara hanno l’input di portar fuori Sotto e Fajardo dal pitturato, sfruttando la mano dalla lunga e una maggiore mobilità col tiro da fuori o la penetrazione sul closeout dei filippini.
- Marco Spissu non è nella miglior giornata dell’estate nella gestione e nelle letture dei Pick&Roll. La soluzione dell’Italia è quella di attaccare la drop con una ricezione per un dribble hand off successivo, in modo tale da muovere ulteriormente la difesa dell’uomo sul palleggiatore e aprire nuove linee di passaggio.
- Le lacune nel ball handling “diffuso” emergono anche contro le Filippine: la gestione dello short roll di Polonara e la preparazione di Fontecchio alla penetrazione provocano, se non una palla persa, almeno un rallentamento della circolazione, male assoluto per l’attacco di Pozzecco.
- Stoppata, riapertura senza aver creato vantaggio, sfondamento: le ultime 3 penetrazioni di Simone Fontecchio, analizzate sotto la fredda lente d’ingrandimento del tabellino, parlerebbero di un #13 disconnesso, avulso dalla partita. Tutt’altro: continuare ad attaccare il ferro permette di mettere punti al tabellone grazie ai viaggi in lunetta e, a costo di sacrificare il proprio corpo forzando il maggior numero di contatti nel pitturato avversario, mandare un messaggio di leadership offensiva a prescindere dalle percentuali al tiro sia ai compagni che agli avversari.
Simone Fontecchio was firing on all cylinders in the first half against Philippines 🔥#FIBAWC x #WinForItalia 🇮🇹 pic.twitter.com/gxqW9i4xJK
— FIBA Basketball World Cup 2023 🏆 (@FIBAWC) August 29, 2023
- Il post azzurro viene costantemente negato: la pazienza nel gestire l’entry pass sui cambi delle Filippine è il barometro della tanto fatale frenesia vista nelle precedenti due partite. Un’azione simbolo, nel terzo quarto: Spissu non ha una linea di passaggio pulita, Melli sigilla il proprio uomo non al primo ma al secondo contatto, Datome funge da sponda e trova la via dopo aver ricevuto dal play sardo. Due liberi e possesso mantenuto.
- Che la difesa delle Filippine fosse attratta dalla palla piuttosto che al mantenimento delle spaziature non era difficile immaginarselo: oggi, tuttavia, la differenza è stata nell’intensità fisica con cui l’Italia ha approcciato la gara, molto maggiore rispetto ai filippini. Un esempio? La bontà e la convinzione nel tag del rollante da lato debole. Le Filippine lo fanno “tanto per farlo”, l’Italia è brava a leggere quando l’uomo c’è ma è come se non ci fosse e attacca il ferro.
- Il tiro entra a fasi alterne, a meno che un azzurro non si chiami Pippo Ricci: l’obiettivo è mantenersi in partita “sporcandosi le mani”, raccogliendo punti e possessi dalla spazzatura. Un gancio in entrata di Polonara è il manifesto della via indicata dal leader offensivo di questa squadra, quel Simone Fontecchio disposto a lottare a rimbalzo offensivo pur di dimostrare ai suoi compagni che, nonostante gli airball, è lui a dover metterci primariamente la faccia nella gestione dell’attacco.
- Prima delle chicche regalate da Filippine-Italia: una tripla di Pajola e una tripla di Ricci arrivano dopo scarico dal perimetro successivo a una riapertura dal post. Nulla di strano, se non fosse che il tiratore è liberato da un blocco flare, permettendo l’allontanamento dell’azzurro per ricevere con separazione. Una piccola variante tattica, ovvero l’inserimento di un angolo di blocco poco presente nel playbook azzurro.
- Seconda delle chicche regalate da Filippine-Italia: l’utilizzo dello Spain Pick&Roll. Il blocco cieco di un terzo uomo sul difensore del bloccante di un blocco sulla palla (screen the screeener) è uno schema canonizzato da Scariolo che, per via delle limitate dimensioni azzurre, difficilmente genera grandi vantaggi, con le difese avversarie molto più concentrate sul perimetro. Questi i risultati dei primi 5 Spain P&R dell’Italia: nessun vantaggio; tripla catch&shoot di Fontecchio; tiro dal palleggio di Fontecchio dopo attacco del closeout in ritardo di Ramos; schiacciata di Melli; stoppata subita da Ricci.