DIFESA
- Stefano Tonut: ecco l’uomo del quintetto iniziale in missione per far entrare il meno possibile in partita Jordan Clarkson. La volontà dell’Italia è quella di farlo ricevere il meno possibile o, quando non si riesce a farlo, evitare di creare la connessione tra la guardia dei Jazz e il rollante. La difesa del lungo, quindi, o è una drop estremamente profonda o è uno show estremamente aggressivo, ai limiti della trap defense, in modo da non concedere il tiro dal palleggio a Clarkson ma scommettendo sulle percentuali dei compagni.
- L’inizio dell’Italia in difesa è di rara intensità fisica: sino al primo timeout di Pozzecco non solo si negano le ricezioni a Clarkson ma a tutti gli uomini a un passaggio di distanza dall’handler filippino viene dedicata una deny defense. La bontà della difesa azzurra è essere reattiva ed evitare tagli backdoor, costringendo le Filippine a ricevere un paio di metri indietro rispetto allo schema previsto se non addirittura a perdere il possesso.
- Il forzare le palle perse filippine per aumentare il numero di possessi dell’Italbasket è un punto su cui lo staff di Pozzecco deve aver insistito molto nel prepartita: l’obiettivo della press sin dalla rimessa da fondo non è infatti quello di rallentare l’entrata nei giochi dei filippini, bensì quello di rubare il pallone. Tutti gli uomini dell’Italia sono disposti a farlo: Pajola, Spissu, Tonut, persino difensori più fisici come Ricci e Fontecchio si spingono sino alla linea di fondo avversaria per inserire granelli nell’ingranaggio filippino.
- Per fortuna dell’Italia sono stati solamente 2 i possessi in cui Jordan Clarkson è stato impiegato da bloccante sulla palla: nel primo Tonut e Spissu decidono di cambiare, col secondo semplicemente troppo piccolo per contestare il piazzato della guardia dei Jazz; nel secondo caso Pajola decide di rimanere con Clarkson ma, negandogli la ricezione, l’inserimento di un altro corpo tra Spissu e il pallone porta alla nascita di un’autostrada per la penetrazione di Malonzo, con l’aiuto di Melli in leggero ritardo e due liberi di conseguenza.
- Se nel primo tempo l’Italia decide di raddoppiare Clarkson “solo” quando riceve un blocco, nel secondo l’Italia raddoppia Jordan anche a giochi rotti, togliendogli volutamente il pallone dalle mani e costringendo a creare attacco agli altri esterni, molto meno portati di lui. Dall’angolo del busto dell’uomo che porta il raddoppio, in base alla direzione di provenienza, dipenderà la libertà della linea di passaggio concessa al filippino.
- Una leggera spinta sulla schiena di Kai Sotto per sbilanciarlo appena prima che porti il blocco su Tonut, provocandone il movimento illegale; la lettura anticipata della penetrazione di Vargas e il sacrificio del proprio petto in cambio di uno sfondamento: 2 possessi guadagnati con l’astuzia e con il coraggio. Nicolò Melli, in un altro paio di saggi di maestria difensiva.
- Alessandro Pajola su Jordan Clarkson, ovvero la fisicità applicata alla difesa. Senza bisogno di aggiungere altro.
Io non è che voglia difendere Pajola, giocatore che peraltro neanche mi fa impazzire, però insomma la difesa su Clarkson non è che la sappiano fare così tutti, eh. E non parlo solo 1vs1, ma anche di ball denial
— Michele Serra (@ElTrenza93) August 29, 2023
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