GamePlan Serbia-Italia: La vittoria della fede

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DIFESA

  • Lo aveva scritto lo staff azzurro, tramite la penna di Ennio Terrasi Borghesan: l’obiettivo è far mettere palla per terra a Bogdanovic, impedire di fargli trovare ritmo al tiro direttamente in uscita dai blocchi e, se proprio, concedergli la tripla dal palleggio. Prima azione e Tonut esegue la difesa deny a negare la ricezione a Bogi sul blocco verticale di Milutinov. Il ritmo della Serbia rallenta e Bogdanovic può crearsi un tiro solo tramite un P&R gestito palla in mano, con la difesa aggressiva in drop di Melli a evitare il passaggio nella tasca al rollante (Milutinov) e lo stunt da lato forte di Spissu a evitare uno scarico dopo il secondo o terzo palleggio ma al massimo al primo. In uno sport dove è impossibile togliere tutto, la bravura sta nel far prendere agli avversari le decisioni che meno vorrebbero prendere. Nel caso specifico, la missione dell’Italia riesce perfettamente.
  • La chiave della difesa stunt è, come sempre, la rotazione del terzo uomo: se si decide di eseguirla anche sui P&R laterali quando il palleggiatore è forzato verso il fondo e viene a crearsi un 3vs1 attorno all’handler, dalla capacità di bilanciare gli aiuti sui tagli backdoor passa la sostenibilità della difesa. Farlo bene significa concedere la penetrazione di Dobric al ferro per non metterlo in ritmo dalla lunga e lavorare a rimbalzo con tagliafuori in sovrannumero contro i 213 cm di Milutinov.
  • Dobric può andare al ferro quando vuole, così come Nikola Jovic. L’ala dei Miami Heat non brilla per sensibilità in entrata e per gestione del corpo in entrata. Stunt forti, aiuti ancor più forti, corpi gettati tra Jovic e il ferro provocano falli in attacco e tiri di bassissima qualità. Coi due esterni della Serbia si scommette sulle percentuali dagli (eventuali) kick sui drive balcanici.
  • Riuscendo a creare poco dal palleggio, la Serbia inizia ad eseguire set per le uscite dei vari tiratori. Sui blocchi tra guardie l’Italia decide di cambiare: la puntualità di Fontecchio e Spissu sulla guardia che esce è fondamentale.nel caso in cui il primo blocco non porti vantaggio, ecco il secondo pin down serbo, stavolta con Milutinov come bloccante dall’altro lato: l’esterno azzurro coinvolto è costretto così alla seconda scelta e lettura nel giro di pochi secondi. Stavolta la decisione è seguire il proprio uomo, anche se farlo dopo aver già cambiato ti espone a un leggero svantaggio spaziale in partenza.
  • Bogdanovic non riesce a entrare in ritmo al tiro, ma lo sbilanciamento della transizione difensiva azzurra gli permette di stare in partita grazie ai canestri in entrata: non accoppiarsi in contraopiede con Bogi è errore madornale.
  • La Serbia riesce solo dopo diversi possessi a trovare Milutinov in post. Nikola non è un gran finisher spalle a canestro, ma le sole dimensioni sono una preoccupazione enrome per l’Italia. La prima scelta di Pozzecco è trasformare il post di Milutinov in un 1vs1 con Melli: Bogdanovic porta un blocco cieco alle spalle di Fontecchio per l’uscita flare sul lato debole di Jovic, ma le posizioni dell’Italia non mutano: chiudere l’area e non ruotare.
  • Dopo il pin down tra esterni, la Serbia sceglie per un pin down tra 4 e 5: Jovic prende il blocco di Milutinov ed esce, l’Italia non cambia ma segue Nikola sul perimetro, cambio a 3 sul consegnato sul perimetro, Jovic attacca dal pelleggio e legge lo stunt di Fontecchio. Tripla di Dobric, fallo di Fontecchio con un closeout esagerato, gioco da 4 punti. Questione di letture, di tempi e di spazi.
  • La staffetta difensiva Tonut-Pajola ricalca la staffetta offensiva Bogdanovic-Guduric. L’esecuzione degli Azzurri è la medesima: costringere la guardia serba ad attaccare in P&R e concedere la tripla del palleggio. Se Bogdanovic è un tiratore clamoroso in Catch&Shoot, Guduric è un fenomenale creatore per gli altri dal P&R. Stessa esecuzione, due avversari diversi, stesso obiettivo finale.
  • Il finale di primo quarto regala un altro pizzico di trattamento-Towns da parte della difesa azzurra: su Petrusev non viene destinato Melli ma Ricci, lasciando il capitano dell’Olimpia ad occuparsi sul perimetro di Davidovac. Lasciare Nik in roaming a sfruttare il relativo QI cestistico di Petrusev in entrata carica di falli il lungo dei 76ers e lo estrania sostanzialmente dalla gara.
  • Dopo il primo canestro a metà campo in entrata di Bogdanovic, l’uomo più influente in campo per la Serbia è Milutinov, “reo” del Gortat screen (bloccare il proprio marcatore sul palleggio di un compagno per evitare l’aiuto) sulla penetrazione di Bogi. Alla successiva ricezione in post del lungo dell’Olympiacos, di conseguenza, l’Italia varia la scelta difensiva, anche in questo caso perfettamente eseguita. Fontecchio raddoppia dalla punta, Tonut ruota sulla riapertura, Spissu è chiamato a fare di tutto per schermare la linea di passaggio tra guardia e angolo sul secondo extra pass sul perimetro. Farlo bene porta a una deviazione, farlo male significa concedere metri di spazio per una tripla piedi per terra.
  • Il quintetto con Ricci-Polonara porta sì spaziature, ma non concede possibilità di tenere in contenimento i P&R dei palleggiatori serbi: tre possessi consecutivi nel secondo quarto, unito alla perfetta rimessa per la tripla sulla sirena di Bogdanovic, ribalta inerzia e atmosfera della partita.

  • Non smetteremo mai di dirlo: non è sbagliata o estrema la scelta della difesa stunt, è sbagliata la superficiale esecuzione della stessa. Nel terzo quarto la Serbia inizia sfruttando gli angoli sbagliati dei closeout italiani (Tonut, Polonara, Severini), ma l’ingresso in campo di Pajola controribalta la contesa. La Serbia “batte in testa”, grazie a uno sforzo clamoroso di Tonut e Pajola stesso sul negare i consegnati tra il lungo serbo e Bogdanovic. Per tutto il resto, c’è Svetislav Pešić.
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