Bentornati su Hack a Stat! E andiamo sempre più ad est… Dopo aver fatto visita al Pireo, la nostra nuova tappa è Mosca, alla scoperta non del CSKA (troppo facile), ma bensì del Khimki, al primo anno nell’Eurolega nuovo formato.
Il Khimki in queste ultime giornate di regular season sta lottando per accedere alla fase ad eliminazione assieme a Panathinaikos, Maccabi e Baskonia. Fino ad ora la squadra russa non ha mostrato qualità di gioco eccelse o una difesa impenetrabile: è né più, né meno, una squadra di medio livello. Attenuante di ciò è il cambio di roster e di direzione tecnica avvenuto in estate, proprio in vista dell’approdo in Eurolega: sulla panchina ora siede Bartzokas, mentre il roster (nazionali a parte) è stato praticamente rifondato. Andando ad osservare i Rating mediati fino ad ora non si notano valori altisonanti:
È vicina all’incrocio delle media dei rating, a conferma di quanto detto precedentemente. C’è però una cosa, o meglio un giocatore, che differenzia il Khimki dal resto delle squadre: Aleksej Shved.
Il russo, attualmente miglior realizzatore dell’Eurolega, è difatti prima, seconda e terza arma offensiva del Khimki: da lui passano la maggior parte dei possessi offensivi delle squadra. Lo troviamo senza poche sorprese in cima alla classifica dell’Usg%. Da ammirare comunque che, a fronte di utilizzo così alto, riesca comunque a produrre una più che buona quantità di punti: interfacciando appunto l’Usg% con la Points Production, si nota come Shved sia il punto più alto in tale grafico.
Ho evidenziato anche alcuni giocatori con numeri simili: un esempio è Calathes (che avete conosciuto per bene nell’ultimo lavoro del Mago), ma come si può notare gli Usage sono ben differenti. Due giocatori che ricoprono il ruolo di leader nelle rispettive squadre, ma due modi di approcciarsi alla partita decisamente diversi: il greco ha sempre un occhio di riguardo per i propri compagni, il russo invece è il più puro dei finalizzatori. Nel mio primo post sull’Offensive Influence avevo già evidenziato come i due influenzino in modo diverso l’attacco delle rispettive squadre.
Appunto, la squadra: scorrendo i nomi che compongono il roster del Khimki si nota come i nuovi innesti siano stati presi per creare attorno a Shved il gruppo perfetto per il suo gioco. Tra gli esterni troviamo Jenkins, Markovic e Anderson (oltre ai russi Zaytsev e Vialtsev che però giocano pochissimi minuti) tutti ottimi/buoni difensori e con mano dall’arco. Nel reparto ali ci sono invece Honeycutt, Gill, Monia e Zubkov, anch’essi con discrete mani dall’arco e la possibilità di ricoprire il ruolo di quattro tattico. Infine per le ali/centri troviamo Robinson, Thomas e Todorovic, giocatori mobili e atletici che non chiamano una grande quantità di possessi.
L’idea alla base è stata quindi quella di creare una squadra che potesse estremizzare il concetto di “allargare il campo“: quattro (o addirittura cinque) uomini sul perimetro che permettano di sgombrare completamente l’area, in modo da dare a Shved lo spazio necessario per attaccare il proprio difensore. Nel caso l’1 vs 1 non porti frutti, i compagni sono pronti a ricevere uno scarico oltre l’arco. A conferma di questo aspetto di gioco si può osservare la distribuzione dei tiri dal campo per i vari giocatori:
La maggior parte di essi prende più tiri da 3 punti che da 2 punti (il Khimki in generale è la squadra che ne prende di più ogni 100 possessi rispetto a tutte le altre squadre), a parte ovviamente i centri che non hanno cittadinanza oltre l’arco. Sempre per i centri, è rarissimo vederli in post basso proprio per la volontà di liberare l’area, il loro compito principale è quello di effettuare blocchi sui difensori, ma senza poi posizionarsi in area per ricevere. Difatti la scelta di mettere a roster un giocatore come Thomas Robinson, lungo esplosivo le cui maggiori conclusioni sono in movimento vicino a canestro o in alley oop non è casuale, così come la conferma di Todorovic, anch’esso lungo che non ama ricevere in post, ma piuttosto in movimento (su taglio o dopo un pick and roll). In situazioni di small ball per il ruolo di centro si chiama in causa Malcolm Thomas proprio per sfruttare la sua discreta mano (32% da 3 in stagione) e aprire ancora di più il campo.
Rimanendo in tema offensivo, il Khimki non ha un vero playmaker: per come è pensata la squadra non è una mancanza di primaria importanza, ma nel caso in cui Shved dovesse venire meno, potrebbe essere un problema non da poco. Detto ciò, al contrario di come si possa pensare, non è sempre lui a portare palla in attacco e a dare il via all’azione offensiva. Non è raro infatti vedere Jenkins o Markovic iniziare le azioni, proprio per permettere al russo di prendere due o più blocchi senza palla e riceverla successivamente, magari già con un mismatch da attaccare nato da un cambio su quei blocchi.
Per quanto riguarda la difesa, la scelta di prendere giocatori come Jenkins e Anderson è mirata anche a coprire le lacune difensive della stella (che i suoi giri di pausa in difesa se li prende ad ogni partita). Sono entrambi ottimi difensori sulla e lontano dalla palla, con il compito di “nascondere” i difetti difensivi del russo per permettergli di stare in campo il più a lungo possibile. Anche i centri sono discreti difensori e si fanno sentire in area.
Insomma, il roster è creato proprio intorno al talento con il numero uno, per sfruttare le sue capacità offensive di prima qualità e nascondere i suoi difetti difensivi. Il tutto sta funzionando abbastanza bene: osservando infatti il grafico PER-VORP, si nota come Shved sia tra i grandi di questa Eurolega, quindi gli ingranaggi sono al posto giusto. Doncic è irraggiungibile, ma lui sta mediando comunque ottimi valori.
È anche vero che non ci si può sempre affidare ad un singolo giocatore. Shved è sì un incredibile realizzatore, ma è impensabile credere che solo lui possa risolvere qualsiasi problema ogni volta. E in effetti c’è un giocatore un po’ diverso dagli altri, ovvero Tyler Honeycutt.
L’americano ha saltato diverse partite in questa stagione e proprio grazie a queste assenze possiamo notare alcuni cambiamenti nelle statistiche di squadra.
Tenendo a mente che il campione è comunque ristretto, le differenze si notano non poco: già solo dal record in presenza e in assenza di Tyler si percepisce che il giocatore dia al Khimki una pericolosità differente. Honeycutt è un buonissimo attaccante e ciò permette alla squadra di Mosca di avere una maggiore pericolosità offensiva, dato che la difesa non deve concentrarsi unicamente su Shved. E così ne risente positivamente anche il leader russo:
L’Offensive Rating, la Points Production, le percentuali al tiro e il PER assumono valori migliori in presenza di Honeycutt: ciò significa che Shved si giova del compagno, che lo sgrava da alcuni compiti, oltre ad alleggerirgli la pressione di una difesa che non ha solo lui come obiettivo.
Un altro giocatore cardine per la squadra è Malcolm Thomas: grazie alla caratteristiche tecniche e fisiche, può ricoprire anche il ruolo di centro. I quintetti con l’americano in questo ruolo sono alcuni dei più usati da Bartzokas, perche permettono di aprire il campo e giocare più veloci.
Andando a verificare la posizione dei suddetti giocatori nel grafico precedente, si scopre che stanno mediando valori simili a Shved.
Il VORP di Honeycutt è influenzato dalle poche partite giocate, ma come potete notare, i due americani si trovano nelle zone alte, senza però chiamare la stessa quantità di palloni del loro leader. Si sottolineano praticamente ad ogni partita le prestazioni di quest’ultimo, ma al contempo si sminuisce l’importanza degli altri componenti della squadra che gli permettono di fare ciò che più gli aggrada.
Insomma il Khimki è sicuramente una squadra al servizio del russo, ma ciò non deve ingannare: diversi componenti della squadra sono di alta caratura e spostano gli equilibri tanto quanto lo zar.