NBA, LaMarcus Aldridge: la sindrome della nostalgia

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UN CUORE PIENO DI BATTITI, GLI OCCHI PIENI DI TE

Quella di LaMarcus Aldridge è stata una carriera costellata di se e di ma. Sin dal principio. Raramente quattordici anni di carriera hanno saputo concentrare un numero così spropositato di sliding doors tutte beffardamente richiusesi sulla faccia dello stesso atleta. Infortuni, sfortuna, destino. L’essere capitati nell’era forse nella quale la Western Conference, esclusivo campo di battaglia nella seconda parte di stagione degli anni di LMA, ci ha regalato alcune tra le squadre più competitive di sempre. Grazie soprattutto a LaMarcus, anche Portland e San Antonio erano comprese in questa cerchia. Ma sempre dal lato sbagliato della storia. Perché LaMarcus è stato, sin dagli inizi, un giocatore di altri tempi. Anche il fisico brillante dei primi anni della Lega non era ritenuto all’altezza degli elevatissimi standard atletici del Nuovo Millennio. Con la repentina evoluzione, catalizzata dall’enzima Curry, del tiro oltre l’arco, LaMarcus ha saputo progressivamente allargare il proprio range di conclusioni sino a sfiorare una media del 40% da 3 negli ultimi anni. Quello coi Nets sarebbe stato il canto del cigno. La melodia, rimasta strozzata in gola, griderà per sempre vendetta.

Fonte: Troy Taormina-USA TODAY Sports

L’annuncio via Instagram, per un uomo così poco avvezzo ai social e ai nuovi media comunicativi, è stato altrettanto improvviso. D’altri tempi, lo abbiamo detto. Ricezione in post. Spalle a canestro, all’altezza del mezzo angolo sinistro. Un palleggio, per assestare la posizione. Spallata al petto del difensore, per tenere il contatto e stabilizzare le gambe. Finta di virare verso il centro dell’area, per muovere le leve del centro avversario e sbilanciarlo fatalmente. Giro dorsale attorno alla spalla destra, per creare dilatazione tra sé e qualsiasi braccio alzato attorno a lui. Il corpo abbandonato all’indietro, per gestire al meglio lo slancio di un movimento troppo improvviso per la sua calma olimpica. Rilascio dai polpastrelli morbidissimi, ad un’altezza proibitiva. La retina schiaffeggiata. Il tasto Pubblica premuto. Lo sgomento di compagni e avversari di una vita di fronte alla decisione irremovibile. Grazie, LaMarcus. Non sappiamo se, seguendo il tuo esempio e la tua immagine, il panda del midrange possa evitare di trasformarsi in dodo. Magari tornerà ad essere il lupo delle steppe nordamericane. Una sola cosa sappiamo e vogliamo: il 12 non sia più indossato da nessuno a Rip City.

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