LeBron James ha scritto l’ennesima pagina di storia della pallacanestro NBA e mondiale con i 50.000 punti raggiunti in carriera e la totale assenza di calo nelle prestazioni, tanto da essere il giocatore del mese nella Western conference a 40 anni. Nell’ultima puntata di Backdoor Call con Marco De Benedetto abbiamo messo lì qualche ricordo e qualche spunto sulla sua grandezza, che ormai diamo per scontata. Le parole di Marco De Benedetto sono d’ispirazione
Premesso che il modo che hanno gli americani di raccontare e di comunicare i numeri mi fa andare fuori di testa e hai fatto degli esempi molto carini nominando anche Kirk Goldsberry. Perché per chi non lo conoscesse è un mago nel trasferire banali numeri e mappe di tiro in un modo coinvolgente e avvincente, quindi se non lo conoscete andate a cercarlo su X. Detto questo mi ricordo che all’inizio stagione avevamo detto in una puntata che LeBron stava segnando un pochino una flessione ed è talmente incredibile quello che fa, che ha creato in tutti noi un’abitudine verso l’assurdo per cui all’inizio stagione dicevamo: “Sì dai sarebbe quasi ora che lui avesse una flessione” e invece alla fine non ce l’ha avuta neanche adesso. Forse è mezzo passo in meno di atletismo, ma la sua conoscenza del gioco e la sua capacità di essere sempre performante in tutte le zone del campo lo fa essere devastante ancora adesso e, come sempre, ci si accorgerà di quanto grande lui è ed è stato quando non ci sarà più sul campo, è sempre così. Per cui ogni partita che riesco con LeBron la guardo con gusto cercando di memorizzare fotograficamente tutti i suoi movimenti, perché è una di quelle cose belle che quando il giocatore non c’è più sul campo te lo ricordi. Poi ti trovi a dire: “Questi sono i movimenti che faceva lui, bello!”
SM: Tra 20 anni magari ti ricorderai ancora di lui e ti dirai “che razza di epoca è stata quella segnata da lui”, anche perché io pensavo che con Luca Doncic potrebbe pure allungarsi la carriera e nulla gli vieta di finire una stagione a 14 assist di media, perché visto come gioca adesso non ci sarebbe da stupirsi neanche di questo, il che dice tutto!
È vero, è vero! Hai detto una cosa verissima, può giocare ancora a lungo, un po’ più da “fermo”, ma la qualità che esce dalle sue mani è talmente di alto livello che non farebbe fatica e passare dai 25-30 punti di media che fa ancora adesso ai 10-15-20 e veramente potrebbe giocare ancora non so quanto. Lui ha segnato veramente per i giocatori professionisti un cambiamento epocale per quanto riguarda la conoscenza e la cura del proprio corpo, perché so di per certo che tanti sono andati a scuola da lui negli anni, per cercare di capire come copiarlo e che spunti prendere. Lui ovviamente ha i doni della natura che lo accompagnano, ma sicuramente c’è un prima LeBron e un post LeBron per quanto riguarda la cura e la costanza del proprio corpo.
Un esempio positive
Ultimo spunto su di lui. Arriva contemporaneamente alla seconda parte di Kobe, post ovviamente Jordan etc., in un momento in cui l’NBA aveva un po’ il rischio che arrivava dalle derive, e sottolineo derive di Allen Iverson, perché Allen Iverson alla fine è stato molto più puro di quello che viene descritto tante volte. Si arrivava dalle derive un po’ gangsta, la risa di Detroit-indiana, c’era Gilbert Arenas si arrivava col rischio di avere una generazione un po’ pericolosa. Secondo me il fatto che lui abbia avuto questo successo senza avere praticamente neanche un problema per oltre 20 anni fuori dal campo, ha anche aiutato una generazione di giovani giocatori a essere più affidabili in questo senso, perché se è vero che tanti giocatori NBA sono immaturi per via soprattutto dell’età, fuori dal campo sono molto più affidabili di come erano 15-20 anni fa.
SM: Io continuo a faticare a capire come, perché poi noi parliamo del campo vero, del corpo vero, ma noi ci rendiamo conto a livello cerebrale della quantità di pressione che lui ha avutodal primo giorno. The Chosen One. Quella è una roba che ti mette addosso una pressione per ogni singolo muscolo che muovi, da lì alla tua eternità e noi siamo qui a 40 anni a commentare questa roba qui, è veramente un misto di tutto. Non l’ha fatto tutto perfetto, ha fatto anche lui i suoi errori, ma sono errori che ha pagato magari con delle sconfitte, mi ricordo Miami contro Dallas per fare un esempio, cosa di cui ha fatto subito tesoro e non ha più sbagliato neanche lontanamente.
Chiudo il capitolo su LeBron raccontando una piccola cosa che mi viene in mente. Quando LeBron andava al liceo, mi ricordo che fece un grande reportage su di lui il grande Roberto Gotta su American SuperBasket. Essendo passata una vita, mi ricordo che io aspettai il numero in edicola per andare a vedere il tabellino della prima partita di LeBron contro Sacramento, se non sbaglio, ed ero un ragazzino appassionato di basket che provava a fare l’allenatore. Dopo tutti questi anni, per dire come sono cambiate le epoche, adesso sono qua a fare il podcast con te a cercare di spiegarla e lui è lì che gioca ancora, sarà una cosa indimenticabile.