Ime Udoka non è il classico coach NBA, sia dentro che fuori dal campo. Di recente l’ex assistente di Popovich ha discusso nel dettaglio la filosofia difensiva adottata dai suoi Houston Rockets, attualmente secondi ad Ovest con 15 vittorie in 21 partite.
Il team texano, abile nel firmare due free agent di sostanza e leadership come VanVleet e Brooks, sta sfruttando l’atletismo dei tanti giovani presenti nel roster nella difesa 1 vs 1. L’idea è di trasformare il possesso degli avversari in 5 duelli individuali, cambiando praticamente su ogni blocco e limitando la circolazione di palla. Anche in situazioni apparentemente complicate per la difesa, i Rockets limitano al minimo gli aiuti.
“Tutti i nostri schemi sono pensati per fermare il tiro da 3”, spiega Udoka. “Se riusciamo a cambiare sempre e a far uscire le squadre dai loro schemi, a tentare di batterci in uno contro uno, il numero di tiri e di punti concessi dalla lunga distanza non potrà che scendere…”
Il buy-in del gruppo è totale, basti pensare a Jabari Smith Jr., una ex seconda scelta assoluta che può limitare qualsiasi avversario e non ha problemi a tirare meno di chiunque nello starting five. Oppure ad Amen Thompson, che unisce a mezzi atletici davvero incredibili una volontà di sacrificio con pochi eguali per un teenager.
Thompson insieme a Tari Eason regala scosse di pura energia uscendo dalla panchina, un duo di cui diventa sempre più difficile fare a meno anche nei finali di partita.
Anche Eason merita un discorso a parte, essendo probabilmente l’atleta NBA che sprigiona più intensità sui due lati del campo, sera dopo sera. Primo nella Lega in una serie di advanced stats legate alla metà campo difensiva, secondo B^R: Recuperi per 100 possessi (4.3), Defensive Rating (96.9) e Defensive Box Plus/Minus ( 4.4, si tratta del contributo difensivo di un giocatore rispetto alla media NBA, calcolato in punti per 100 possessi), Steal Pct (4.3) e per 36 minuti (3.2).
Alperen Sengun, che di suo non sarebbe il classico rim-protector, spesso viene dirottato da Udoka sul tiratore avversario meno pericoloso, a prescindere dal ruolo.
La scorsa notte, nella sfida vinta contro i Thunder, il big man è rimasto su Hartenstein – tutto ma non un tiratore/attaccante pericoloso– , ma nel corso della stagione ha difeso a lungo su giocatori come Dunn, Sochan e Camara.
In questo modo il turco può giostrare nei pressi del canestro senza pagare dazio, un ruolo simile a quello che il coach aveva ritagliato per Rob Williams nel suo periodo ai Celtics. (qui per approfondire).
3 settimane fa, sempre contro i Thunder (Hartenstein era ancora infortunato), Udoka ha preferito affidare Holmgren a Smith Jr, con Sengun su Dortz.
Per ora è impossibile negare che i risultati stiano dando ragione al coach del team texano, che ha la seconda difesa della Lega con 104.5 punti subiti ogni 100 possessi.
In attacco c’è ancora tanto margine di crescita, per ora il gruppo va avanti soprattutto grazie al talento individuale di Green e alle invenzioni di Van Vleet e Sengun.
La tabella da SynergySports evidenzia le difficoltà nei vari tipi di conclusione, ma anche la ricerca delle soluzioni più efficienti. Un percorso più o meno comune a tutte le franchigie che puntano su un nutrito gruppo di talenti per ripartire.
L’anomalia, se vogliamo, è il livello già raggiunto nella propria metà campo, che molto probabilmente consentirà ai Rockets di misurarsi con i playoff. Esperienza che per VanVleet e compagni avrà un valore inestimabile.
IME UDOKA:”Praticamente ogni squadra che ha vinto un titolo NBA lo ha fatto grazie ad una difesa tra le prime cinque della Lega….Per me questa è una cosa non negoziabile”.