Durante l’Head Coaches Board di Antalya abbiamo avuto la possibilità d’intervistare il coach campione di Eurolega con il Real Madrid, Chus Mateo. Abbiamo parlato della differenza tra head coach e assistant coach e il suo viaggio con il Real Madrid.
Ci incontriamo in occasione dell’EuroLeague Head Coaches Board. Lei è stato per gran parte della carriera un assistente allenatore, e il congresso dell’EHCB 2023 è il primo dove clinic e masterclass sono tenuti anche da assistant coach. Abbiamo sentito le loro voci anche per capire quanto importante sia il loro ruolo in una squadra di pallacanestro. data la tua esperienza da assistente e ora quella da capo allenatore, cosa cambia di più tra i due ruoli? Come può la presenza di un assistente migliorare il lavoro di un head coach e viceversa?
Cambia tutto, cambia tantissimo? Quando sei assistente non hai la responsabilità totale, ti limiti a fornire qualche consiglio per aiutare il coach a capire qualcosa che tu hai studiato più a fondo di lui. È positivo e necessario ascoltarli perché hanno un punto di vista differente, riescono a mostrarti il gioco e la partite in maniera diversa. Come capo allenatore hai la parola finale, hai maggiore responsabilità, devi prendere le decisioni. Il tuo ruolo è quello con maggiori oneri: tutto quello che decidi ha un peso importante nell’economia della squadra. Un approccio completamente differente, tutto qui.
Cosa cambia invece per un giocatore nel relazionarsi con un assistente piuttosto che con un capo allenatore?
Cambia molto. Da assistente cerchi di aiutarli, di fornire un sostegno quando si lamentano. Come capo allenatore devi aderire sempre alle regole che hai imposto e cercar comunque di delegare qualcosa. L’assistente è di norma più vicino ai giocatori, talvolta così tanto da dover cercare di intercettare le loro delusioni ed evitare che arrivino alle orecchie del coach, provando a risolvere i problemi prima che diventino troppo grandi. Ovvio che quando sei coach non tutti saranno felici a causa delle decisioni che prenderai…
Nella tua prima stagione da capo allenatore in EuroLeague hai vinto. Cosa vedi nel futuro della competizione? L’introduzione del Play-In aiuterà le prossime edizioni di EL e delle altre competizioni europee?
A mio avviso l’Eurolega è la competizione più difficile del mondo. In qualche modo in Europa sei chiamato a gestire tornei diversi in contemporanea: è estremamente difficile, non è banale per coach e giocatori combinare l’alternanza tra campionati nazionali ed EL. Per questo motivo EuroLeague è più dura dell’NBA. Abbiamo finito la stagione col Real con 88 partite e ciascuna di esse, incluse quelle con avversari sulla carta più deboli e meno strutturati, erano importanti allo stesso modo per entrambe le squadre dal primo giorno della stagione all’ultimo. Parlando nello specifico del 2022/2023, la stagione è stata particolarmente complicata: molte squadre hanno conteso per i trofei sino alla fine, ogni gara ha avuto un grandissimo peso specifico.
Media e giornalisti raccontano la pallacanestro con occhio esterno, mentre allenatori e giocatori la pallacanestro la fanno. Lo stesso oggetto, ma visto da due punti di vista differenti. Lei conosce meglio di chiunque altro la pressione generata dalla cosiddetta stampa in quanto coach del Real. Come può migliorare il nostro rapporto per creare un prodotto migliore? Come possiamo aiutarci a vicenda?
Dipende dalle persone, è tutto sulle loro spalle ed è compito di ciascuna delle parti in causa farsene carico. La relazioni saranno sempre positive se entrambi decidiamo che lo siano. La pallacanestro si sta avvicinando sempre di più ai tifosi e agli appassionati: si possono vedere momenti sino alla palla a due, un sacco di interviste con giocatori e allenatori. Voi e gli appassionati sono ora in grado di capire come una squadra vive e lavora valutandone ogni aspetto interno. Oggi è molto più semplice rispetto a pochi anni fa.
L’ultima volta che l’abbiamo intervistata era dopo la vittoria del Clásico nella semifinale di Kaunas. Ci aveva detto che si sarebbe goduto una veloce birra prima di pensare alla finale con l’Olympiacos. Buona, la birra? La cerveza post finale, invece? Ancora più buona?
Cerveza è sempre buona, specialmente quando vinci. Molto, molto meglio!