Il miracolo di Montverde Academy, spiegato

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Montverde

“Penso che i problemi di Ben Simmons riguardo al suo tiro siano legati a dinamiche mentali piuttosto che fisiche. Uscendo dalla high school la meccanica non era delle migliori, ma a giudicare da ciò che ho visto negli anni a Philly non posso non pensare che abbia perso fiducia nei riguardi del gesto. E questo mi preoccupa.” Le dichiarazioni sono forti, dure. Ma si percepisce vengano dal cuore. In queste parole non c’è rancore. Nessun risentimento nei confronti di anni di costruzione e maturazione del ragazzo dentro e fuori dal campo, apparentemente gettati alle ortiche. Ogni allenatore delle giovanili è in grado, allo svolgersi di idilliache condizioni, di sviluppare un rapporto viscerale coi suoi ragazzi, che non gli permette di recidere facilmente il cordone ombelicale che lo lega alle sue creature una volta che lasciano la casa madre. Già negli anni passati giocatori come Kyrie Irving, Al Harrington e Micheal Kidd-Gilchrist (si stava parlando di meccaniche di tiro discutibili, per caso?) hanno pubblicamente espresso il loro debito formativo cestistico per Kevin Boyle: i tre, passati per la St. Patrick High School del New Jersey, hanno goduto dei consigli e della protezione dell’otto volte high school Coach of the Year. Dopo 32 anni di carriera, Boyle può vantare una scuderia di cestisti forgiati che farebbe invidia a qualche roster attuale della NBA. Dal 2013, però, il suo potere e la sua forza si sono uniti a un programma di sviluppo e reclutamento già di tutto rispetto. Il matrimonio tra le due parti non ha potuto celebrarsi in condizioni migliori. Questo e molto altro, dietro al perché, senza troppi giri di parole, possiamo definire la Montverde Academy 2019-2020 come la miglior squadra della storia del basket liceale americano.

UNLIKE ANY OTHER

Una coppa. Un alloro. Almeno una coccarda. Qualcosa di tangibile, concreto. Giusto questo manca per eleggere quel roster come il più devastante che abbia mai calcato i parquet delle high school americane. La stagione, interrottasi causa Covid-19, ci ha lasciati con l’amaro in bocca. Il record recitava fino al momento 25-0, e tutto presagiva al mantenimento di un tabellino immacolato sino alla fine dell’anno. Peccato che, per la prima volta dalla sua inaugurazione, la Geico National High School Championship non si sia disputata a causa delle restrizioni pandemiche. Le immagini che potremo tramandare ai posteri, però, non mancano. Digitare “Montverde 2019 Highlights” su YouTube per maggiori informazioni. Guardando le immagini dei ragazzi non si ha solo l’impressione che ogni partita sia la riedizione dello scontro tra papà e bambini in occasione di una festa organizzata da una società del minibasket. Montverde non è solamente un’accozzaglia di individualità semplicemente troppo più forti per non perdere. Montverde gioca di squadra. Coach Boyle, gestendo in prima persona tutte le squadre del programma liceale, è stato in grado di plasmare nel corso del decennio una macchina perfetta. Ma la sua presenza, per quanto decisiva, da sola non è sufficiente a spiegare la grandezza del progetto.

Joel Embiid. RJ Barrett. Ben Simmons. D’Angelo Russell. Dovrebbero bastare, no? Chi maggiormente conosciuto ai massimi livelli, chi ancora confinato nell’enorme potenziale, quattro tra i maggiori talenti dell’ultima generazione cestistica hanno deciso di accettare la borsa di studio offerta loro dalla Academy per affidarsi alle cure di Boyle. Un caso fortuito? A giudicare dagli ultimi sviluppi, no. Prendiamo il già citato roster 2019-2020. In quel superteam si possono contare ben 8 dei 65 migliori prospetti della classe nazionale ineriti dai board più autorevoli. Quasi come se Neymar, Mbappè e Messi componessero il tridente di una squadra di calcio… Montverde Academy viene fondata nel 1912 in una cittadina sulla costa orientale della Florida e, grazie a progressivi allargamenti e donazioni immobiliari, già negli anni ’30 è da ritenersi una delle scuole private più all’avanguardia della nazione. Col passare dei decenni l’attenzione dei vari presidi si concentra sempre di più su borse di studio e incentivi per permettere ai ragazzi più dotati fisicamente e atleticamente di godere della più ampia scelta possibile tra sport di squadra e individuali. Per capirci, solo nell’ultimo decennio la scuola ha finanziato un nuovo progetto di ridimensionamento delle strutture sportive pari a $6,5 mln. Ripetiamo: $6,5. Roba che in Italia ristrutturiamo le superiori di metà Paese.

Cade Cunningham: scelta #1, Detroit Pistons. Scottie Barnes: sorprendente scelta #4, Toronto Raptors. Moses Moody: inspiegabilmente scelta #14, Golden State Warriors. Day’ Ron Sharpe: scelta #29, Brooklyn Nets. A loro quattro è stato sufficiente un anno di college per convincere delle franchigie NBA a puntare su di loro al primo giro del ricchissimo Draft 2021, uno dei più profondi della storia recente. Cosa accomuna questi quattro baldi giovani, oltre a un’innata e invidiatissima capacità di trattare la palla a spicchi? Eh, sì: provengono dalla stessa high school. Se siete state ben attenti finora, potreste anche avere un’idea su quale sia la scuola. E, perché no, su quale sia l’ultimo anno in cui potevano devastare tutti i liceali che gli capitassero a tiro indossando la stessa canotta. E c’è di più: nelle rotazioni di quella squadra trovano posto anche Caleb Houstan, Ryan Nembhard e Zeb Jackson, di un anno più piccoli. E sappiamo quanto, così giovani, un anno di differenza, a livello fisico e tecnico, pesi più che mai. Chi sono Caleb e Ryan? Consiglio spassionato numero 1: iniziare a delirare per il College Basketball. Consiglio spassionato numero 2: seguire in particolare Michigan e Creighton. Ne riparliamo l’anno prossimo, in vista del Draft 2022. Non dite che non ve l’abbiamo detto.

GUARDARE OLTRE (E SOTTO)

L’eredità di coach Boyle non si arresta però ai confini americani. Patricio Garino, uno degli esponenti più illustri della Generación Dorada, è passato dalle sue mani a St. Patrick. Jordan Caroline, ultimo arrivato tra le Dolomiti trentine. Landry Nnoko e Jean Marc Christ Koumadje, due tra i giovani centri più interessanti nel panorama di Eurolega. Balsa Koprivica e Filip Petrusev, scelti all’ultimo Draft da Detroit e Philadelphia ma ritornati in Europa con la speranza legittima di avere un ruolo di primo piano nella conquista dei maggiori allori continentali con Efes e Partizan. Credeteci, potremmo andare avanti all’infinito. Tra giocatori NBA e professionisti in giro per il mondo, gli Alumni di coach Boyle hanno piantato una bandierina praticamente a ogni latitudine che presenti un cesto e una retina posti a 305 centimetri dal terreno. È difficile spiegare in breve come la figura di Kevin Boyle sia in grado di catalizzare intorno a sé così tanto talento e capacità (no, Scottie Barnes: non ci stiamo riferendo alle tue doti recitative…). Come mai sia così influente per la scelta di ragazzi che scommettono il proprio futuro, per quanto incerto e oscuro possa essere, decidendo di imparare quotidianamente alla sua corte. Ci ha provato HBO nel 2011. Consiglio spassionato numero 3: abbonarsi al servizio e gustarsi “Prayer for a Perfect Season”. Come riuscire a conciliare i propri principi con quelli dogmatici di una scuola protestante, bilanciandoli con una pressione di media esterni, pronti ad avventarsi sulla pelle di ragazzi ancora troppo giovani per resistere autonomamente alle luci della ribalta.

Se pensiamo al rapporto che si vive nel Bel Paese tra politiche giovanili, riforme scolastiche e insegnamento sportivo a livello di scuole secondarie, scontrarsi col modello americano provoca quanto meno un momento di riflessione. Il pensiero e la considerazione che l’attività sportiva ricopre nell’educazione di un ragazzo statunitense non saranno mai raggiungibili, a causa di ragioni storiche e di costruzioni mentali impossibili da sradicare nella mentalità del Vecchio Continente. E i risultati dei vari esponenti e compagini nazionali di questa incredibile estate sportiva non devono ingannarci. La questione vale, volenti o nolenti, per moltissime delle nostre federazioni.

Chiedete a Jacobs e Tamberi quanto sia difficile allenarsi in Italia, godere di strutture e programmi all’avanguardia mondiale. Chiedete a Roberto Mancini quanto sia stato difficile scontrarsi con lo scetticismo dei media quando gli si rinfacciava la convocazione di Zaniolo. Un primavera dell’Inter, senza neanche una presenza in serie A? Solo qualche belle prestazione su spelacchiati campi di provincia contro ragazzi che sanno già che non avranno futuro ai piani superiori (campionato Primavera, ogni riferimento è puramente casuale). Chiedete a Meo Sacchetti quanto sia stato complicato affidarsi a giovani italiani per tornare ai Giochi Olimpici per la prima volta dopo Atene 2004. La punta dell’iceberg è magari scintillante, di un ghiaccio tanto solido quanto brillante. Sotto il pelo dell’acqua, però, spesso si nasconde un blocco non altrettanto consistente. Che magari potrà sostenere l’intera massa per un certo periodo, ma che sarà destinato a riportare a galla tutto. A far emergere le idiosincrasie più impattanti. Il bisogno che avremmo di figure come Kevin Boyle non è quantificabile. Purtroppo.

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