NBA, Clippers: la salute di Kawhi Leonard sbarca in tribunale

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The show must go on, nonostante tutto e tutti…Questi sono i primi pensieri dopo la notizia di una causa intentata dall’ex preparatore atletico dei Los Angeles Clippers Randy Shelton.
Come riportato da ESPN, l’accusa è legata al licenziamento del membro dello staff dopo che quest’ultimo avesse ufficialmente sollevato perplessità sulla gestione dell’infortunio di Kawhi Leonard oltre a sollevare un sospetto di tampering avvenuto nel 2017 e successivamente nel 2019. Insomma, non tutto brilla sotto lo scintillante tetto della nuovissima Intuit Dome, l’Arena fortemente voluta da Steve Ballmer. I Clippers hanno prontamente rigettato le accuse ma l’iter giudiziario è partito e capiremo in futuro come si evolverà la questione.
Quello che fa più riflettere è invece l’effettiva gestione del capitale umano. E che capitale, trattandosi della stella della squadra.

Randy Shelton è stato probabilmente l’allenatore più vicino a Leonard sin dai tempi di San Diego State University, per poi seguirlo nel suo percorso NBA dapprima agli Spurs e poi in California. Sembra dunque plausibile ipotizzare una profonda conoscenza tra i due, tanto che le accuse di tampering sono proprio relative a un avvicinamento dei Clippers allo stesso Shelton nel 2017 e 2019 perché appoggiasse la causa losangelena nel tentativo di acquisire il giocatore in free agency.
Per Shelton, i tempi di recupero di Kawhi dopo l’infortunio al legamento crociato avvenuto durante i playoffs 2021 avrebbero dovuto essere di 730 giorni (2 anni), ma, sempre secondo quanto dichiarato dall’ex membro dello staff tecnico, i Clippers ritennero questi tempi inaccettabili per la gestione della loro superstar, che rientrò effettivamente nell’ottobre 2022, a 16 mesi dall’intervento. Iniziò poi un calvario di ripetuti infortuni che lo hanno limitato non solo nelle presenze, ma anche nell’efficienza in campo, fino al no timetable sul suo ritorno odierno. La vicenda è davvero poco limpida, ma quello che più colpisce è forse l’elemento etico, ormai ridondante in un mondo di atleti strapagati e straconsumati dalla feroce macchina dell’entertainment.

E’ stato corretto dal lato Clippers voler anticipare i tempi di rientro di Leonard e quindi sfruttare al massimo il loro “investimento”? Dall’altra parte, che tipo di risposte dava il giocatore? Anche lui voleva accelerare il ritorno in campo? Aveva alternative o c’era la possibilità di prendersi maggior spazio? È possibile che la voce di Shelton fosse l’unica fuori dal coro, ma che comunque anche lui abbia alla fine lavorato per riportare il giocatore sul parquet in tempi più stretti di quanto suggerito? E ultimo, ma forse il quesito più grande, le attuali accuse sono tutto frutto dell’ex preparatore o c’è magari qualche pressione anche dallo stesso Leonard o dal suo entourage, storicamente sempre restio a pubbliche dichiarazioni in prima persona?
Domande che probabilmente resteranno irrisolte ma la vicenda di Kawhi Leonard e dei Los Angeles Clippers solleva un ultimo quesito cruciale: fino a che punto le ambizioni di una squadra possono compromettere la salute di un atleta? C’è, in un mondo perfetto, la maniera di preservare la salute senza rinunciare allo spettacolo del campo e all’enorme mole di denaro che volente o nolente muovono ?

Nel frattempo, nel turbinio di accuse e risposte c’è una stagione in avvio, dove i Clippers stanno facendo quadrato con prestazioni notevoli; Harden, Zubac e Powell sembrano dare risposte dal campo completamente in controtendenza con le polemiche attorno, che siano di mercato con l’addio estivo di George o di ambiente con la questione Leonard…
L’ex Spurs resta completamente fuori dal radar, sia dal punto di vista mediatico che sulla presunta data di rientro. E quando questo avverrà, che spogliatoio troverà? Sarà ancora lui il leader?
Abbiamo una stagione davanti, prepariamoci i popcorn e godiamoci lo spettacolo: all’Intuit Dome (ma anche nelle aule di Tribunale)… ci sarà da divertirsi

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