CORREDO DI LUSSO
117.1. Terzo miglior Offensive Rating dell’intera NBA. 2.01 e 19.5. Secondo posto nelle graduatorie del rapporto assist/palle perse e assist ratio. 51,8%. Seconda miglior percentuale dal campo nelle situazioni clutch. 2.3. Squadra con più assist nei finali di partita punto a punto. 42,6%. Terzo dato globale per realizzazioni oltre l’arco dei 7,25. Questi sono solo alcuni dei dati che testimoniano l’efficacia della banda Malone nella metà campo avversaria. D’altronde, la miniera del talento del Colorado garantisce ancora un lungo sostentamento. Ed è quanto mai profonda. Ogni anno si scopre una nuova vena aurifera da poter sfruttare, per apportare nuova linfa ai tralci già colmi di grappoli. E che grappoli.
Ogni meccanismo pare perfettamente oliato. Il rookie Zeke Nnaji, Javale McGee, cavallo di ritorno, portano atletismo ed energia da sfruttare sotto canestro. Paul Millsap e JayMichal Green: veterani dai corpaccioni consumati da lunghe battaglie ma che, se sapientemente centellinati, garantiscono minuti di estrema qualità in termini di secondary playmaking, tiro da fuori ed esperienza. Will Barton Jr. e PJ Dozier, agenti speciali arruolabili per missioni punitive dirette nei confronti delle armi avversarie più affinate e pericolose. Un’altra scelta al Draft come Monte Morris consente ai registi titolari tranquilli minuti di riposo, nei quali le scorribande del prodotto di Iowa State continuano a imperversare nell’area nemica. Denver regala anche la possibilità ai social infiniti meme e highlights grazie alla presenza di due freak come Bol Bol e Facundo Campazzo che, andando oltre le superficiali apparenze, sul campo sanno recitare egregiamente i camei a loro concessigli. Probabile che lo spazio a disposizione di questi onesti mestieranti, in ottica Playoff, sia quantomeno ridimensionata, lasciando il palcoscenico ai protagonisti principali. Ma le loro citazioni non sono da trascurare.
Alcune ricerche hanno stimato che il DNA ha il potere di influenzare la performance di una persona in una percentuale pari circa al 30%. Una parte delle nostre chance di realizzarci in un determinato ambito è “limitata” dalla nostra dotazione biologica. Non si deve confondere l’opportunità col destino. Come quando si gioca a carte: puoi avere in mano il miglior giro di tutti, ma per vincere devi anche saperlo giocare. Le dichiarazioni dell’ultimo arrivato Aaron Gordon sembrano calzare a pennello: “Sto segnando i canestri più facili della mia carriera”. Dalla paludosa Orlando alle Montagne Rocciose, lo stile di gioco del D’Artagnan con la maglia numero 50 è notevolmente variato. Quanto siano le sue capacità di adattamento e quanto il contesto in cui è inserito non è ancora dato saperlo. Il campione di partite è ancora troppo esiguo, ma Gordon sembra esattamente il tassello mancante per arrivare alla piena camaleonticità e solidità della struttura di Malone. La perdita estiva di Jerami Grant ha segnato l’inizio stazionale difficoltoso di Denver, riequilibrato da un mese di gennaio estremamente solido. Ma la vera svolta è arrivata a cavallo tra All Star Break e la Trade Deadline. Le capacità di tagliante di Gordon aggiungono un ulteriore target alle visioni celestiali del Joker serbo, eternamente pronto a regalare punti facili ai propri compagni.
Aaron, rispetto a Orlando, tiene la palla in mano per la metà del tempo, prendendosi meno tiri e richiedendo meno attenzioni. I risultati, però, sono al limite del paradossale: percentuali totali migliorate del 15%, nonostante un peggioramento da dietro l’arco, Net Rating migliorato di 10 punti rispetto alla prima metà di stagione. Il suo arrivo in maglia Nuggets sembra aver risvegliato dal torpore il potenziale ancora sopito di Michael Porter Jr. Si metteva in dubbio ad inizio anno in particolare il suo apporto difensivo, da migliorare rispetto all’indolente annata da rookie. A prescindere dai miglioramenti nella tenuta in single coverage e al manifestarsi di alcune letture off ball quantomeno interessanti, nell’ultimo mese il fratello di Jontay viaggia a 21.2 punti, 8.8 rimbalzi, 55% dal campo e 51% da 3. I due si integrano benissimo: sanno quando tagliare, dove posizionarsi sul lato debole in attesa dello scarico, leggono quando poter penetrare per sfruttare i mismatch fisici.