La situazione in NBA è molto intricata, sebbene ci siano state perlomeno alcune linee guida determinate dal commissioner Adam Silver per provare a ripartire. Questo però, come in tutte le situazioni, non dà certezza su nulla anche perché in molti sono preoccupati per la salute dei giocatori inclini agli infortuni e al contagio, ma c’è da non dimenticare chi sta seduto in panchina e magari ha qualche anno in più. Mike D’Antoni ha appena fatto 69 anni e anche se Doc Rivers ne ha 11 in meno è ugualmente preoccupato.
Intervistato da David Aldridge su The Athlethic ha detto:
Certo che sono preoccupato come dovrebbero esserlo tutti. Non so cosa può succedere con questo virus, ma di certo ho 58 anni e non sono più così giovane. O forse sono giovane a sufficienza per scansarlo…chi lo sa?
Non c’è modo di stare tranquilli finché non ci sarà il vaccino e non posso dire che eventualmente finirei la stagione senza il timore di ammalarmi.
Non solo i coach ma anche gli assistenti…
Armond Hill (fidatissimo assistente di Rivers) è un grande insegnante, ma è anche contrariato perché lui vorrebbe lavorare ma non può e non potrebbe in questa situazione. Noi non possiamo e vogliamo permettergli di essere presente, perché non potremmo vivere anche solo con l’idea di essere stati i responsabili della sua malattia.
Ma secondo lui la gestione è comunque stata esemplare all’interno dei Clippers..
La comunicazione e la condivisione sono state super. Abbiamo conferenze zoom ogni settimana, nomi importanti che ne fanno parte, Kawhi e PG sono sempre presenti e cercano di mantenere alta la comunicazione. Loro sono i primi a spronare i compagni a lavorare e tenersi in forma, ma abbiamo un giocatore ancora in una camera di albergo e due che vivono da soli perché hanno lasciato le rispettive fidanzate prima della pandemia. Sono preoccupato per loro che stanno vivendo un brutto momento.