Terzo tentativo per Giannis Antetokounmpo e i Milwaukee Bucks di assaltare la gloria e arrivare fino in fondo. Reduci da una convincente annata 2018/2019, chiusa a un overtime dalle Finals contro degli acciaccati e ridimensionati Warriors, e da quella conclusa nella bolla di Orlando poi, nella quale tutti i dubbi dell’epoca Jason Kidd sono amaramente riemersi, sotto forma di mentalità poco vincente nei momenti decisivi delle gare di postseason.
I motivi della rivoluzione estiva e l’inizio di stagione
Da lì la decisione di attaccare il mercato estivo, in particolare per forzare la mano al mega rinnovo di Giannis, ed in secondo luogo per appaiarlo a profili maggiormente solidi e saldi in situazioni da win or go home, convinti che con questo azzardo (quattro primi giri di cui due swap, Bledsoe e George Hill andati) si contenderà almeno per i prossimi cinque anni. Sperando inoltre che la new entry Jrue Holiday non vanifichi tutto uscendo nel 2021 dal contratto e immaginando una lega più democratica nel momento in cui ci sarà l’addio di LeBron James ai Lakers, in player option nel 2021/22. Alla vigilia dello showdown contro i californiani la classifica non sorride come nel passato recente, quando la stagione regolare partiva e chiudeva col botto, assommando primati su primati. Il 9-5 attuale, comunque valido per i vertici della Eastern Conference, è anche causato dalla nuova amalgama da trovare fra i molteplici novizi giunti in maglia Bucks, pezzo pregiato Holiday a parte. A nostro avviso tutte le acquisizioni sono sensate, dato che ringiovaniscono e allungano la profondità della rosa in termini di rapidità, ball handling, giro palla e tiro da fuori. Adesso si esasperano i vecchi diktat di Mike Budenholzer e vengono tutelate se possibile ancor di più le peculiarità del prodigio greco, ora unico abitante del pitturato ma completamente contornato di role players utili alla causa.
A livello di qualità e storia personale, arrivi e partenze secondari si equivalgono, anche se George Hill aveva dato l’impressione di poter essere l’unica ancora di salvataggio di Giannis quanto a intensità nei playoff; per il resto gli addii di Ersan Ilyasova, Kyle Korver, Sterling Brown, Robin Lopez e Wesley Matthews sono stati ben compensati dalle firme di Torrey Craig, DJ Augustin, Bryn Forbes e soprattutto Bobby Portis. L’ex Bulls, del lotto, è finora quello con più punti nelle mani e in grado di fornire maggiori variazioni tattiche uscendo dalla panchina, mentre gli ottimi innesti nel backcourt, pensati per assecondare i mantra di velocità e tiro dalla lunga, vanno un pochino a rilento. La mega trade di cui non staremo a discutere nuovamente però, serviva più che altro a sostituire la regia di Bledsoe, soddisfacente in termini di atletismo difensivo ma carente nelle decisioni offensive clutch, oltre che a liberarsi di un contratto pesante in favore di quello di Holiday. Jrue è considerato la punta di diamante della campagna acquisti, perfetto elemento d’esperienza e abile ad unire le due anime del gioco: difensore sopraffino e attaccante creativo, con ottime capacità sia nel midrange pull up che nel tiro dall’arco, ma pure perfetto creatore dal pick and roll e assist man rinomato. Il futuro dirà se la mossa è stata giustificata o meno, quel che è certo è che il cammino dei cerbiatti verdi proseguirà in vetta, ovviamente in misura inferiore al 2018 e 2019, quando un roster pronto ad esplodere dominava e giocava al 100% la regular season con record eccitanti, per andare poi irrimediabilmente a cozzare col primo team marpione che le capitava di fronte.