Ogni inizio di stagione l’NBA ritocca sistematicamente la presenza di giocatori non americani ai nastri di partenza e anche noi italiani in questa stagione ne ritroviamo tre, oltre ai tantissimi altri “cervelli in fuga” presenti non solo nei coaching staff, ma anche all’interno dell’organigramma dirigenziale o negli staff medici e l’NBA ha diramato le cifre di questa colonizzazione sportiva:
I 108 giocatori internazionali di quest’anno sono più del quadruplo dei 24 giocatori internazionali presenti nei roster dell’opening night della stagione 1994-25 di 25 anni fa. I roster dell’opening night fanno registrare anche il record di 16 giocatori canadesi – il numero più alto di sempre di giocatori non americani.
Le nazioni maggiormente rappresentati tra i 108 giocatori internazionali nei roster dell’opening night sono il Canada (16 giocatori), Australia (9 giocatori), Francia (8 giocatori), Croazia (7 giocatori) e Serbia (6 giocatori). Il Canada ha visto selezionare la cifra record di 6 giocatori all’NBA Draft 2019 presentato da State Farm®, superando il precedente record di giocatori draftati non americani (5) raggiunto dalla Francia nel 2016.
Noi ovviamente poniamo l’attenzione sul nostro trio in campo andando a vedere come si sono comportati:
Nicolò Melli: 14 punti, 5 rimbalzi e 4-5 da tre
Indubbiamente l’assenza di Zion Williamson gli ha dato più possibilità e spazio per mettersi in mostra e questo status perdurerà per un paio di mesi. Nessun italiano ha mai esordito in NBA con queste cifre roboanti, però è necessario fare la tara di una partita sicuramente positiva, ma che non può essere termine di paragone attendibile. Il suo pick and pop aprendosi dietro la linea del tiro da tre ha allargato il campo e questo fatturato potrebbe essere un vero e proprio propellente per le possibilità e i minuti che potrebbe guadagnarsi in questi primi mesi.
Danilo Gallinari: 21 punti, 7 rimbalzi, 7-13 dal campo
Per Gallo è solo un esordio nominale nella nuova squadra. I Thunder perdono a casa dei Jazz, ma lo fanno con tre ventelli: ilsuo, di Alexander e di Paul, cosa che ai Thunder non capitava da 30 anni a tre esordienti con la nuova maglia. Come sempre per Gallo non è la questione di quanto possa impattare in una squadra perché rimane una pedina d’indubbio valore anche in NBA, ma a quanto riuscirà a restare lontano dagli infortuni. Come ci aveva detto quest’estate, è probabilmente il suo ultimo rinnovo da guadagnarsi per lottare davvero per un anello e le sue prestazioni a OKC (o dove eventualmente potrà finire la stagione) saranno cruciali per il suo finale di carriera. La prima prova è stata brillantemente superata a livello numerico.
Marco Belinelli: 3 punti, 1-2 dal campo, 1-2 ai liberi
È indubbiamente il meno produttivo dei tre. Gioca poco e non incide in una partita vinta ai 120 dai suoi contro i non irresistibili Knicks. Lui sa (e noi sappiamo9 quale possa essere il suo ruolo all’interno di un team come gli Spurs, però è lecito pensare che quest’anno possa avere qualche occasione in più di farsi valere ed essere più incisivo numericamente parlando. Pop lo stima, sa cosa può e soprattutto non può portare alla causa, anche se per gli Spurs gli obiettivi si ridimensionano sempre più anno dopo anno. Questa partita non fa primavera ed è lecito confidare in ben altre sue prestazioni.