In molti hanno criticato l’inizio balbettante dei Knicks di Coach Thibodeau, partiti con un 5-6 nelle prime 11 al di sotto delle aspettative dopo una off-season che ha portato nella Grande Mela due pezzi da novanta come Karl-Anthony Towns e Mikal Bridges. Mentre il primo ha da subito mostrato numeri da All-Star dal punto di vista realizzato, il secondo ha stentato parecchio ad entrare nei meccanismi della squadra, sia per quanto riguarda l’attacco ma inaspettatamente, anche per la difesa , vero lustro del biglietto da visita dell’ex Villanova Wildcats.
You kids wanna see a dead body? pic.twitter.com/RMm4r4O26B
— Calvin Wilkes Booth (@DeathbyCeltics) November 14, 2024
The Villanova Way
Ma Mikal Bridges è abituato alle pressioni e alle sfide proprio sin dai tempi del college, quando da freshman nella stagione 2014 ha ricevuto un’accoglienza molto dura da parte dell’allora sophomore Josh Hart. Eh si, perchè il motore dei Knicks è alimentato anche quest’anno da 3 alma mater Villanova (lo scorso anno il terzo era Di Vincenzo , scambiato con i T-Wolves in occasione della trade Towns oltre a Brunson)

Storia di competizione che è sfociata in amicizia e rispetto profondo quella tra Bridges e Hart che, come raccontato da James Edwards di The Athletic, ha visto i due ragazzi competere allenamento dopo allenamento nei tre anni di convivenza nel college della Pennsylvania. Bridges ha dichiarato di essersi sentito “bullizzato” da Hart a cui, non piacevano i rookie, ma soprattutto non manteneva la concentrazione mostrata nelle partite durante gli allenamenti. Fu così che il guru Jay Wright, allenatore del team all’epoca con cui vinse il torneo Ncaa nel 2016 e 2018, decise di accendere la competitività di Hart sfidandolo continuamente con il giovane Bridges durante gli allenamenti.
Questo portò molteplici benefici, in primis un Bridges che dopo il primo impatto molto duro, lavorò con costanza sulla parte atletica per competere ai massimi livelli con il compagno. Lo stesso Hart dovette poi applicarsi per arginare la crescita della giovane ala… i risultati si sono visti con gli allori collegiali ma anche con le carriere NBA di entrambi gli atleti.
Carriere basate sull’applicazione e sulla solidità mentale, che hanno permesso una crescita continua non solo a loro due, ma anche a Brunson e a Di Vincenzo. Una perfetta tesi della ‘Villanova Way’
Compattare lo spogliatoio
E per enfatizzare il grande legame che unisce Bridges a Hart ci ha pensato proprio quest’ultimo post match di Natale dove Mikal ha chiuso con 41 punti, con una sonora invettiva contro i giornalisti che troppo presto avevano criticato il compagno.
Bridges è senza dubbio la faccia del turning-back dei Knicks, in 15 gare dal 1 dicembre la media tenuta è di 21.3 punti con un 43.1% da 3 (dopo aver tirato sotto il 30% per un mese e mezzo), lo stesso Hart sta forse giocando la miglior stagione della carriera con 14.5 punti a partita ma quasi 6 assist e 9 rimbalzi dietro i soli Brunson e Towns ne fanno il vero collante sul campo.
La squadra ha inanellato 19 vittorie nelle ultime 24 compresa una striscia di 9W consecutive e, come ha analizzato Brian Windhorst di Espn nel podcast Hoop Collective, sembra che la presa di posizione da parte dell’intero spogliatoio nel difendere il proprio compagno contro le critiche abbia dato una scossa alla squadra.
Guardando in profondità, anche un calendario benevolo ha fortemente aiutato New York nel mese di dicembre ma, se la pazienza non è sicuramente una caratteristica dello sport moderno, una spinta dal fato era necessaria per poter metter a regime degli inserimenti estivi così importanti.
La strada è ancora lunga ma New York è a solo 1 W di distanza da Boston nella Eastern Conference. I Knicks ci sono e sono più combattivi come mai, proprio come piace a Coach Thibodeau.