Mark Cuban ha aperto un nuovo mondo e nuove frontiere verso aiuti economici del basket a stelle a strisce nei confronti di dipendenti e lavoratori dei palazzetti, che con la catastrofica emergenza Covid-19 e relativa sospensione stagionale NBA, rischiano altrimenti di rimanere senza stipendio a lungo! Il proprietario dei Mavericks si è confermato così personaggio eccentrico, mediatico e pure egocentrico, ma senza dubbio persona di spessore e cuore, innamorato della palla a spicchi a 360°, comprendendo dunque dentro questo universo tutti i lavoratori. Soprattutto la sua mossa e il programma per sostenere gli inservienti della propria arena – pagati a ore – a livello finanziario ha avuto lo sperato effetto boomerang e generato proseliti in molteplici colleghi, tra cui il primo contagiato Rudy Gobert, sia fuori che dentro il parquet!
I Cleveland Cavaliers dal canto loro si sono affiancati all’uomo simbolo Kevin Love, tra i primi a seguire il gesto del Mark texano, destinando entrambi 200.000 dollari combinati per pagare gli stipendi del proprio personale, l’unica fonte di reddito, garantendo soldi per coprire pure le loro spese.
Blake Griffin, martoriato da sfortuna e acciacchi, non si è tirato indietro entrando nei cuori di Detroit stavolta dall’esterno, grazie al magnanime gesto di donare 100.000 $ al personale della Little Caesars Arena.
È più grande del basket
Questo il messaggio social di Giannis Antetokounmpo, seguito dalla promessa dell’Mvp dei Milwaukee Bucks di aiutare chi “semplifica la sua vita, quella dei familiari e dei propri compagni di squadra”. Pure qui sono 100.000 i dollari destinati allo staff del Fiserv Forum.
E’ di ben 1 milione l’importo che invece i Golden State Warriors hanno stanziato per i dipendenti del Chase Center, pietra miliare tra tutte le arene NBA e che perciò necessita forse di maggiore manutenzione.
Giovane ma di spessore umano maturo ed esperto si è rivelato Zion Williamson, autore di parole al miele verso tutta New Orleans, che ha voluto contribuire al pagamento degli stipendi per i dipendenti del Smoothie King Center per 30 giorni.
Chiudiamo con Rudy Gobert, sentitosi forse inconsciamente in colpa per essere stato il primo giocatore a risultare positivo al virus, portando dunque alla chiusura momentanea del campionato, e magari troppo guascone nel prendere alla leggera la situazione, simulando contagi microfonici e da sala stampa. Bellissimo il suo gesto di donare 500.000 dollari alla lega per garantire così un mese di stipendi a quanti più lavoratori possibili, sia della Vivint Smart Arena ma anche alle famiglie colpite dalla malattia in Utah, Oklahoma e nel suo paese natio.
Siamo certi che saranno altri i campioni che mostreranno umanità e sensibilità verso una catastrofe più che sanitaria economica, sia in NBA che altrove (l’Nhl si è difatti già unita), e che potrebbe portare al collasso interi sistemi, sportivi e non! A noi non resta che applaudire questi atti umani e assolutamente non scontati!