Nella lunga storia dell’NBA non sono mancati aneddoti curiosi e divertenti sui beniamini dei fan da tutto il mondo: dalla scaramanzia di Jason Terry che la notte prima di ogni gara dormiva indossando dei pantaloncini usati dagli avversari che avrebbe affrontato il giorno dopo, alla meticolosità di JJ Reddick che durante l’offseason si allenava sei giorni su sette, inclusa la domenica, giorno in cui eseguiva esattamente 342 tiri. Non uno di più, non uno di meno. Due routine strane, ma non quanto quella di Rajon Rondo, che in un periodo della sua carriera aveva iniziato a prepararsi per le gare facendosi 5 docce prima di ogni partita. Avete letto bene: 5 docce.
Ma come Steph Curry e i suoi tiri dal tunnel dell’arena o il famoso “chalk toss” di LeBron, ogni giocatore ha la propria routine. E così è anche per Kevin Durant, il pluri-campione NBA in forza ai Phoenix Suns (con cui forse è prossima la rottura), di cui abbiamo studiato la routine di tiro pre partita.
La routine di KD
Durant è stato l’ultimo di una lista di 8 giocatori ad aver raggiunto quota 30.000 punti nella storia dell’NBA (per cui Nike ha realizzato un mini tributo degno di lode), e non l’ha fatto di certo solo grazie a una routine pre-gara, che però sicuramente contribuisce a rendere il talento dei Suns l’incredibile giocatore che è tuttora.
Come un orologio svizzero, 90 minuti prima della gara KD scende in campo pronto a dare il via a una serie di esercizi di tiro che lo aiutano a calarsi nell’atmosfera della gara, motivo per cui non ascolta musica nel riscaldamento, per entrare in contatto con l’arena.
L’idea che KD e il suo assistant coach mettono in pratica, è quella di creare gli scenari che il giocatore affronterà in partita, partendo da una serie di 7 canestri dalla linea di fondo sinistra. Si passa poi qualche metro più indietro per provare le prime triple della serata, prima di tornare dalla media distanza per dei fade-away dal post.
Poi di nuovo sul perimetro (laddove ha purgato i Cavs di LeBron per due anni consecutivi) per un po’ di triple prima in catch-and-shoot, poi dal palleggio, e poi in uscita dal blocco per concludere. Si passa quindi al gomito, dove KD inizia ad andare a canestro dopo aver fintato un passaggio in angolo per terminare la prima metà del lavoro.
Durant e David Fizdale ripetono quindi l’intera routine sul fronte destro del campo, portando così il numero totale di tiri a 120. Poi qualche tiro libero, un’ultima schiacciata ed è pronto a partire, sudato come se la gara fosse già iniziata.
La relazione fra Durant e coach Fizdale
A detta di diversi giocatori, l’intesa che si crea con l’assistant coach è fondamentale. Se per giocatori come Durant o Curry le routine pre-partita sono ormai consolidate, per i giovani neo entrati nella Lega il ruolo degli allenatori è più importante, in quanto sono fondamentali per aiutare gli atleti a trovare la combinazione di esercizi adatti per loro. Come si evince ad esempio dalle parole di coach Malone che letteralmente “non ha idea di cosa facciano i suoi giocatori prima della partita” ma che ha anche affermato che lo staff di allenatori aiuta soprattutto i giocatori più giovani a trovare la routine che fa al caso loro.
L’assistant coach di KD è David Fizdale, che ha lavorato anche con LeBron James, Ray Allen e Dwyane Wade fra gli altri. Non proprio l’ultimo arrivato.
Coach Fizdale ha sottolineato quanto è importante mettere la giusta intensità all’interno di queste routine, cosa che KD non manca mai di fare:
“La quantità di energia che [Kevin] mette nel suo pre-partita è unica dal punto di vista dell’impegno”
Oltre a Fizdale, anche Brian Keefe (attuale head coach degli Wizards con cui KD ha passato le sue primi 7 stagione in NBA) ha speso alcune belle parole per il fenomeno nativo del Texas
“È una concentrazione unica, è una dedizione al mestiere, un amore per il gioco, ma è anche la costanza di ogni giorno, credo davvero che, avendo osservato quei ragazzi nel corso degli anni, sia questo a portarli ad essere ciò che sono. […] I giocatori non ricevono abbastanza credito. Un calendario di 82 partite, la pressione di giocare, la pressione di esibirsi, e quelli che ci riescono sono quelli che si impegnano a fondo”