NBA: Lakers sul velluto, 2-0 e serie chiusa?

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lakers velluto

Sorprendente e al limite dell’imbarazzo il dominio dei Lakers nelle prime due gare delle Finals, quando all’immaginabile autorità di James e Davis in entrambi i lati del parquet, si è aggiunta la conferma dei backup primari rivelatisi indispensabili già nei turni antecedenti!

Coesione d’intenti da parte di tutto il roster

Miami pratica tuttora il suo gioco aggressivo e repentino nei velocissimi cambi a zona, nonostante i rimbrotti di Haslem dalla panchina, ma ciò che manca finora è la benché minima soluzione a dei matchup sempre in difetto, frutto della preventivabile stazza unita ad agilità nel frontcourt dei lunghi più LeBron. Inoltre c’è: una difesa asfissiante nell’evitare tagli facili con Morris tra gli interpreti più solidi, degli esterni rapidi e specialisti quali Green e Caruso a modificare l’accoppiamento rendendo meno facili tiri e diminuire tentativi (gli Heat sono a 37 su 80 dal campo e 11/31 da fuori di media rispetto ai 39.5 sugli 87 e 12/37 delle Eastern Finals), e infine dell’incredibile precisione da tre, cruccio da stagione regolare (21ma piazza) e post season (12mi), ma adesso pregevole al .365. Sorprende inoltra la costanza negli 85 tentativi totali contro i 31 di average annuali, dove spicca il rinato Rondo, fantascientifico al 44,4% e 3/4 in gara 2!

Rajon Rondo shows Heat why Lakers call him 'Playoff Rondo' - Los Angeles Times

Il momentum dei Lakers difficilmente cesserà, conoscendo la prode mentalità del suo leader in missione e dei suoi adepti, la maggior parte dei quali feroci marpioni ad un passo dal riscatto (Howard su tutti) di carriera o secondi violini di sistema, senza considerare Kuzma, Caldwell-Pope e il rientrante – seppure in modo evanescente – JR Smith: comunque classe e qualità da vendere. L’attenuante non manca alla franchigia della Florida, visto che Dragic, anch’egli tra i comeback player rigenerati da Butler, si è arreso alla fascite plantare e Adebayo ha incominciato la serie acciaccato per abbandonare e saltare definitivamente tutto il secondo incontro. Poca roba i 36 minuti combinati, anche se dribblare maglie come detto dimostratesi serrate e affrontare un pitturato così rabbioso in solitaria forse avrebbe spostato poco!

Due partite senza storia

I due risultati, fra l’altro, sono bugiardi nell’indicare invece un’incontrastata supremazia gialloviola, e il garbage time ha concesso agli Heat un finale meno amaro. Il 116-98 di gara 1 nasconde lunghezza, talento e motivazioni di un roster rispetto all’altro, dove il tandem dei sogni ha già permesso la danza mediatica su chi sarà MVP in caso di trionfo, dato che il prescelto ha chiuso sfiorando l’ennesima tripla doppia e AD è andato 11/21 dal campo per 34 punti. Il cast di supporto dei Lakers ha recitato perfettamente la parte da co-protagonista, con Morris e Caruso a suonare la fanfara in difesa, Rondo e Howard concentrati nelle disposizioni di Vogel, Caldwell-Pope alternativa secondaria nello score e Green a randellare da fuori.

The Lakers sent a clear message to the Heat in Game 1: We're not the Celtics - The Boston Globe

Il 124-114 di venerdì notte, dignitoso solo per il tabellino, è stato un altro monologo di Davis, adesso terzo Lakers della storia per numero di punti nei primi due match da Finals, dietro O’Neal e Jabbar, continuo nel trentello e nella supremazia sotto e a ridosso di un ferro avaro di Adebayo, sostituito dall’improponibile Leonard. A ridosso di lui e James, grandioso ancora con 33/9/9, un eccelso Rondo per 16 punti e 10 assist, e finalmente il convincente Kuzma a fianco di KCP#1, per 22 pti totali. A poco è servita la reazione coraggiosa del mai domo Butler, di Herro e Nunn (30 per la coppia) e della sorpresa Olynyk, impavido nella lotta sotto canestro (9 rimbalzi) ed egregio nel 9 su 16 dal campo per 24 punti.

Nonostante tutto ciò, mai si è avuta la parvenza di un equilibrio che potesse riaprire speranza per una serie che sembra indirizzata a senso unico. Le previsioni della vigilia infatti, ponevano dubbi su uno small ball offensivo in salsa minore che desse preoccupazioni a una retroguardia atletica e generosa, e dall’altro lato la massa dei vari Howard, Davis e LeBron non trova resistenza in Butler, Crowder e un Adebayo a mezzo servizio. Il rientro a pieno regime (?) di Dragic ovvio aggiungerebbe hype ad un team che a questo punto sta rappresentando una Conference nettamente inferiore e che avrebbe disperato bisogno di scintille che riaccendessero una linfa vitale ora prossima allo zero.

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Lucio Di Loreto
Pazzo di NBA sin dalle sfide epiche Lakers/Celtics anni 80! DJ, Byron Scott, Isiah, Kevin Johnson, Vinnie Microonda, John Stockton, Sir Charles, Grant Hill e il Run TMC i miei idoli. Dopo turbolente esperienze scolastiche ho maturato la passione per la scrittura, forse per rivalsa verso le "odiate" professoresse del passato..collaboro infatti da 20 anni su fanzine, blog, pagine FB e siti internet per quel che concerne jazzfusionprog, cinema e sport USA!

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