Giovedì 10 febbraio alle 21.00 è finalmente arrivata la Trade Deadline. È una sorta di sollievo e lo stop ai rumors di mercato che fin qui hanno dominato la scena. Diversi i big coinvolti, su tutti James Harden e Ben Simmons, ma anche giocatori del calibro di CJ McCollum, Domantas Sabonis, Caris LeVert e Kristaps Porzingis. Quelle che seguono sono delle considerazioni sulla trade più chiacchierata: il passaggio di James Harden dai Nets ai Sixers in cambio di un pacchetto con Ben Simmons, Seth Curry e due prime scelte future.
HARDEN AI PHILADELPHIA 76ERS
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Harden ed Embiid sono un duo dal potenziale indiscutibile (big-time analysis…), tra i migliori del pianeta nei rispettivi ruoli. Anche se il camerunense non ha le caratteristiche e le tendenze del classico big man con cui Harden ha giocato il suo miglior basket. Non è Clint Capela, per intenderci, ed è il primo ad esserne consapevole.
Dovremo rinunciare tutti a qualcosa per il bene del team. Io dovrò giocare di più il pick’n’roll (soluzione fin qui utilizzata nel 13% dei suoi possessi chiusi da un tiro, quasi sempre in ‘pop’, salendo sul perimetro invece di attaccare lo spazio), mentre Harden dovrà tirare di più in catch and shoot. Le ultime squadre che hanno vinto in NBA ci sono riuscite facendo girare la palla e prendendo decisioni rapide.
Tutto vero, ma bisogna anche considerare che ai Sixers le dinamiche saranno ben diverse. Nessuno chiederà all’ex Arizona State di fare tutto da solo, né tantomeno di attaccare non stop in isolamento come succedeva in Texas. Phila è già a un passo dalla vetta della Eastern, con Embiid al centro del progetto non solo come realizzatore, ma anche come creatore. Con ogni probabilità l’ex Kansas cederà volentieri al nuovo partner la responsabilità di mettere in ritmo i compagni, per concentrare più energie su difesa e iniziative personali. Stesso discorso, con le debite proporzioni, per Tyrese Maxey, destinato a un ruolo più off the ball.
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Sarà interessante prendere nota delle scelte difensive di Rivers, con Embiid ovviamente a suo agio nel restare vicino l’area e Harden storicamente più coinvolto e utile in una switching defense.
Penso che io e Joel ci completiamo a vicenda. Ovviamente, il mondo intero sa quanto bene stia giocando in questa stagione. Non pensa solo a segnare ed a dominare a rimbalzo, ha ottenuto una tripla doppia nell’ultima partita. La sua sola presenza è incredibile. Io ritengo di poter aiutare allo stesso modo per quanto riguarda il migliorare i miei compagni e fare diverse cose che incidono sul gioco al massimo livello. Due giocatori di questo calibro, entrambi concentrati sul successo del team, trovano sempre un modo per stare bene in campo”.
In pratica, champs just find a way, sarà vero anche nella città dell’amore fraterno?
A rovinare almeno in parte l’entusiasmo per l’arrivo di Harden una news riportata negli ultimi giorni e confermata da più parti, forse passata un po’ troppo lontano dai radar. A quanto pare la guardia non avrebbe esercitato l’opzione da circa 47 milioni per la prossima stagione, e quindi a Giugno potrebbe anche decidere di ripartire altrove. Non sarebbe di certo la prima volta…
BEN SIMMONS RIPARTE DAI BROOKLYN NETS
La trade tra 76ers e Nets ha messo fine a un tira e molla che andava avanti da mesi e che non ha senso ripercorrere, visti i fiumi di inchiostro digitale e non versati sull’argomento.
Ieri Simmons ha rilasciato le prime dichiarazioni da giocatore dei Brooklyn Nets, condividendo la sua ‘visione’ per il suo nuovo team.
Cerco di confrontarlo con il periodo a Phila con JJ Redick, Ersan Ilysaova e Marco Belinelli (stagione 2017/18). Affrontammo Miami al primo turno dei playoff, il ‘flow’ con cui giocavamo, è quello il basket che preferisco. Sono il tipo di giocatore che vuole vedere tutti segnare e contribuire alla vittoria in ogni modo possibile. Penso sia il modo in cui si deve giocare per vincere. Un team vincente deve massimizzare le abilità di tutti”.
Non è un caso se l’australiano ha indicato proprio quel periodo, in cui da rookie guidò i 76ers a 22 vittorie in 27 partite dopo la pausa per l’ASG, e al successo sugli Heat nel primo turno playoff con oltre 18 punti, 10 rimbalzi, 9 assist e 2 rubate per allacciata di scarpe (nella stessa serie Belinelli dalla panchina chiuse con 16.6 punti di media). Complice un infortunio di Embiid, coach Brown decise di alzare il ritmo con Simmons ad attaccare il ferro e creare tiri aperti per i ‘cecchini’.
Probabilmente, agli occhi dell’australiano, si tratta dell’unico periodo in cui Phila gli ha affidato totalmente le chiavi della squadra, con il basket perfetto per esaltare il suo singolare talento. Non è una critica verso il team, che aveva l’ambizioso progetto di trovare il sistema ideale per esaltare le doti di due giocatori sulla carta poco complementari come Simmons ed Embiid. Nei fatti però questa sorta di convivenza forzata ha finito per danneggiare entrambi.
In un mondo ideale, con i Nets al completo (quindi con Irving che gioca ogni partita e Harris con la caviglia a posto), Simmons sarebbe il Draymond Green perfetto per Kevin Durant, Kyrie Irving e compagni. Il jolly difensivo che mette tutti in ritmo in attacco e consente allo staff tecnico una miriade di soluzioni. Il punto è che non sappiamo ancora come reagirà al ritorno in campo, al primo viaggio in lunetta o alle critiche che pioveranno dopo l’ennesimo tiro facile rifiutato. La scommessa dei Nets è che in un nuovo ambiente riesca a mettersi definitivamente alle spalle la crisi emotiva in cui è sprofondato negli scorsi playoff.
Ben è un talento così unico e geniale, che sa fare così tante cose bene su un campo da basket, -ha detto il coach dei Nets Steve Nash prima della vittoria di lunedì sera contro Sacramento- È in grado di creare occasioni per tutti grazie a taglia fisica, velocità e visione di gioco. È un giocatore incredibile in transizione, è un difensore d’élite, un rimbalzista incredibile per la sua posizione e può giocare in tanti spot diversi in attacco. Può giocare da playmaker, fare il roller nei giochi a due, e conosciamo le sue doti in difesa. È un giocatore di basket non tradizionale, che però riesce a contribuire in così tante aree diverse del gioco. Sarà entusiasmante inserirlo nel nostro programma e cercare di aiutarlo a trovare il suo livello migliore.
Come ha detto Kevin Durant, ognuno ha avuto ciò che voleva, forse proprio KD non si sarebbe aspettato di perdere un big che avesse fatto carte false per raggiungerlo a Brooklyn, ma meglio un Simmons motivato che un Harden in sciopero. Solo il tempo dirà chi ci ha davvero guadagnato, sebbene questa sembri più la trade dei capricci che quella del basket.