Sixers: dal #TrustTheProcess al #GoGetIt?

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“Hinkie dies for our sins”

Questo il mantra che i tifosi dei Philadelphia 76ers, soprattutto i più nostalgici, hanno ripetuto dal momento in cui Sam Hinkie ha dato le dimissioni nell’aprile 2016, dopo sostanzialmente essere stato messo alla porta dalla proprietà con l’assunzione di Jerry Colangelo e alla gogna da parte di parte dell’opinione pubblica che lo ha da subito dichiarato colpevole di tanking spudorato.

Sam Hinkie è stato General Manager dei Philadelphia 76ers dal 2013 al 2016, dopo esser stato agli Houston Rockets come braccio destro di Daryl Morey. Il suo obiettivo ai Sixers, dichiarato sin dal principio, è stato quello di creare una franchigia che potesse ricostruirsi dalle fondamenta e arrivare a firmare un top free agent, oppure prodursi in casa un giocatore franchigia. Per farlo ha intrapreso l’unica strada possibile: passare attraverso stagioni perdenti, scelte alte alla lotteria e un salary cap con ampie possibilità di manovra.
La colpa di Hinkie, secondo buona parte dell’opinione pubblica, è stata quella di avere stagioni TROPPO perdenti e di avere messo in campo, soprattutto nella stagione 2015/16, una squadra difficilmente presentabile a livello NBA.

Proprio questo gioco a perdere ha portato però Philadelphia a poter fare scelte al draft, propedeutiche alla svolta nella crescita della squadra, nonostante qualche intoppo:

2013

  • Scelta n° 6 – Nerlens Noel: arrivato insieme alla prima scelta del 2014 da New Orleans in cambio di Jrue Holiday, al momento poco funzionale al progetto di ricrescita.
  • Scelta n° 11 – Michael Carter-Williams: rivelatosi rookie dell’anno e poi ceduto senza troppi rimpianti per scelte e spazio salariale.

Certo, in quel draft alla 12 è stato scelto Steven Adams e alla 15 un certo Giannis Antetokounmpo, ma si sa, il draft non è una scienza esatta

Perdere! E Perderemo!

2014

  • Scelta n°3 – Joel Embiid: infortunato e fermo per due stagioni di fila, ma che ha dato il là al #TrustTheProcess che ha sostanzialmente rimesso Phila sulla cartina dell’NBA, sia mediaticamente che, soprattutto, tecnicamente.
  • Scelta n°12 – Dario Saric: in una scelta scambiata con Orlando, che ha portato a casa Elfrid Payton, Hinkie si è assicurata un giocatore di potenziale che sarebbe poi arrivato due anni dopo in NBA per giocare ancora in Europa. Visto il valore di mercato di Payton oggi e la buona solidità raggiunta da Saric, magata di Hinkie.

2015

  • Scelta n° 3 – Jahlil Okafor: mandato poi a Brooklyn senza troppi rimpianti e con il senno di poi scelta sbagliata di Hinkie, ma all’epoca, giova ricordarlo, Okafor era considerato il miglior giocatore del draft dopo Towns, Russell e Porzingis, scelto alla 4, che aveva parecchie incognite.

2016 e 2017

  • Scelte n° 1 – Ben Simmons e Markell Fultz: scelte effettuate da Colangelo, entrambe con una prima stagione fermi ai box, sono arrivate come conseguenza del “Process” di Hinkie.

IL PRESENTE

Ora la squadra con hype ma perdente impostata da Hinkie sta trovando il suo giusto sviluppo. Attualmente il record è stabilmente sopra il 50% di vittorie e la proiezione a fine stagione parla di 47-48 W, che sarebbe un miglioramento di 20 vittorie rispetto alla stagione scorsa e di ben 38 rispetto alla famigerata stagione 2016.
Un record che li porterebbe anche a superare le previsioni di Over/Under degli scommettitori di Las Vegas  tenutisi alti potendo sfruttare l’hype creato attorno alla squadra.
I Sixers inoltre, sotto la guida di Brett Brown, giocano bene e al momento sono la quarta miglior difesa della lega, oltre ad essere la terza per assist.

Le Shotchart di Simmons ed Embiid. Viene difficile capire chi è il lungo e chi l’esterno senza legenda

I dubbi sulla tenuta fisica di Embiid aleggiano ancora come uno spettro sulla testa dei Sixers, ma dopo due stagioni fermo e una stagione da 31 gare su 82, in questa l’ex Kansas ha messo insieme 49 gare su 60 disputate, con una media finalmente superiore ai 30 minuti giocati.
Insieme a lui l’altra star è indubbiamente Ben Simmons, che dopo una prima stagione fermo ai box per infortunio, ha saputo stupire tutti mettendo a referto già sei triple doppie e guidando il gioco offensivo di Philadelphia sostanzialmente senza mai nemmeno provare a tirare da 3.
Al loro fianco ci sono giocatori di lussuoso complemento (JJ Redick), all’inizio della maturità cestistica (Robert Convington), dal potenziale ancora da sviluppare (Dario Saric e TJ McConnell) o semplicemente giocatori d’esperienza utili alla causa (Amir Johnson e il nostro Marco Belinelli). Un mix che sta dando i suoi ottimi frutti alla causa di Jerry Colangelo.

TRUST THE PROCESS

Il futuro, a ben vederlo, è ancor più roseo di un presente già decisamente positivo.

Embiid prova a convincere LeBron ad andare a Philadelphia. Se ci riesce, rischia il premio di GM dell’anno

A volte ci si dimentica che nel roster, fuori per infortunio, c’è Markelle Fultz, prima scelta assoluta all’ultimo draft e unanimemente considerato un prospetto top, anche se già additato da molti come bust a causa della sua meccanica di tiro rivista per un problema alla spalla.
Inoltre con JJ Redick, Amir Johnson, Trevor Booker e  Jerryd Bayless, i Sixers libererebbero quest’estate qualcosa come 32 milioni di dollari e se qualcuno sta pensando a LeBron James, che quest’estate si potrà liberare dal contratto in essere con i Cavs, sappia che non è il solo. Perché delle squadre con spazio salariale liberabile facilmente, Phila è quella più intrigante e con il miglior recruiter.

Anche se non arrivassero LeBron James o un’altra star, i Sixers potrebbero mettere insieme una squadra più che interessante pescando dalla Free Agency e se Embiid si mantenesse sano, Simmons riuscisse ad aggiungere la dimensione da esterno ampliando il raggio di tiro e Fultz si rivelasse davvero un prospetto NBA di alto livello, allora i Sixers potrebbero davvero diventare una contender seria.
Tanti se, ma d’altronde senza sapere come sarà la lega dopo la Free Agency estiva (leggi: dove va LeBron), viene difficile fare pronostici.

Di sicuro la strada è stata tracciata, la creatura che Hinkie ha iniziato ad assemblare ha preso una forma e ora, da #TrustTheProcess si potrebbe cambiare obiettivo e puntare nel giro di un paio di anni all’anello. E allora, cari Sixers, #GoGetIt.

 

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