Continua la maledizione Eurolega per la Virtus Bologna, che arriva contro il Fenerbahce al nono stop in undici giornate in una partita di nuovo identica a tante altre: tre quarti abbondanti giocando meglio degli avversari e arrivando anche a vantaggi in doppia cifra per poi crollare nel finale. Subendo la rimonta e incassando un’altra dolorosissima sconfitta.
LA CRISI DEI FINALI DI PARTITA
La stagione della Virtus sta svoltando in negativo soprattutto in conseguenza dei risultati casalinghi e di partite che si somigliano tutte in maniera sinistra. Gare condotte o giocate alla pari per tre quarti abbondanti e poi il naufragio nei minuti finali. Efes, Zalgiris, Bayern, Panathinaikos, Fenerbahce. Cinque partite dallo spartito quasi identico, cinque partite che potevano essere vittorie ma che i dettagli hanno trasformato in uno 0-5 che pesa come un macigno in classifica e sul morale della squadra.
I numeri in tal senso non mentono: se prendiamo i dati Synergy sul rendimento della squadra nei primi 35′ delle partite casalinghe vediamo un attacco che produce 0,951 punti per possesso e una difesa che ne concede 0,943. Un dato, quest’ultimo, che sarebbe il terzo migliore di tutta l’Eurolega. Di fatto generando un differenziale positivo, quello che porta, di norma, Bologna a iniziare le volate con il naso avanti, anche se di poco. Gli ultimi cinque minuti, invece, ribaltano completamente l’assunto: l’attacco passa a un disarmante 0,791 per possesso, la difesa a un altrettanto ingestibile 1,068 punti concessi per possesso. Dati che sarebbero entrambi i peggiori della competizione.
La partita di ieri sera non ha fatto differenza: per i primi 35′ la Virtus ha giocato una partita di altissimo livello, producendo 0,99 punti possesso e concedendone 0,87, entrando nel finale con un margine in doppia cifra che sembrava cuscinetto di assoluta sicurezza. Poi il solito crollo, con gli ultimi cinque minuti terminati 19-7 per gli ospiti, dove il Fener è stato capace di segnare quei punti in appena 10 possessi offensivi e la Virtus al palo in attacco negli 11 attacchi giocati. Una sterilità offensiva che da sempre l’impressione di finire per togliere mordente anche alla difesa.
CLYBURN E IL PESO DELL’INVISIBILITA’ NEL CLUTCH
C’è un chiaro e gigantesco elefante nella stanza a corollario del ragionamento di cui sopra: Will Clyburn. L’ex Efes era arrivato in estate con le aspettative di essere anche l’uomo da cui andare con buona continuità nei momenti decisivi della partite. La realtà, invece, parla di un giocatore che nei minuti più caldi in campo non incide. O meglio, sembra quasi non esserci. Questo l’elenco dei possessi giocati da ogni giocatore della Virtus negli ultimi 5′ delle gare casalinghe fin qua.
E’ oggettivamente ingestibile per questo roster il fatto che un giocatore come Clyburn sparisca dal campo e finisca per tirare meno di Polonara e Matt Morgan e più o meno gli stessi tiri di Ale Pajola. Caricando, di conseguenza, di troppe responsabilità Cordinier e Shengelia che mancano poi di lucidità e finiscono in errori chiave come il sottomano sbagliato dal francese negli ultimi minuti.
O generando azioni come quella finale, dove la Virtus si è trovata a dover affidare la tripla del pareggio proprio a Pajola. Certo reduce da un periodo di ottime percentuali di tiro e di nuova pericolosità offensiva, ma che, con tutto quello che porta in campo, non dovrebbe vedersi caricato anche il peso del tiro decisivo in partite come queste.
DIFESA E ENERGIA, LA BASE DA CUI RIPARTIRE
Qualche cosa di positivo va però trovato, per evitare di farsi ingrigire eccessivamente da un periodo dove sembra che tutti giri al contrario. E l’impatto della difesa, certo con quei minuti finali da sistemare, sembra crescere di partita in partita. Va detto che il Fener senza i principali trattatori del pallone ha permesso alla Virtus di dover affrontare molto meno del solito la propria bestia nera, leggasi difesa sul pick&roll. Ma complessivamente l’impatto difensivo dei bianconeri è stato eccellente e molto è partito proprio da lì per tenere in mano l’incontro a lungo.
Buone collaborazioni tra gli esterni, difesa sulla palla di livello, presenza dei lunghi, con uno Zizic che conferma il suo buon periodo di forma. In generale un’energia maggiore degli avversari, evidenziata anche dalle 15 palle perse forzate e dal divario ai tiri liberi tentati 29-13. E qui ci sarebbe da aprire una grande parentesi sul 69% di conversione. Sempre per quei dettagli che trasformano le vittorie in sconfitte.
Alla fine i minuti finali hanno reso vano tutto questo lavoro difensivo, ma per una squadra a due sole vittorie in undici gare e certamente non in un momento mentale facile, riuscire a mettere in campo questo impegno non è banale ed è forse la cosa migliore da cui Banchi potrà ripartire dopo la pausa nazionali.