“Se questa estensione non avverrà, nessuno metta in dubbio la mia serietà nel lavoro del prossimo anno. Per la mia professionalità e perché è giusto che sia così”. A distanza di oltre due mesi da queste parole, una nuova conferenza stampa di Sergio Scariolo ha contribuito ad alzare il polverone, fuori dall’uscio e dentro le mura, in casa Virtus Bologna. In occasione dell’inizio della stagione 2023/2024 il coach della Spagna e delle Vu Nere ha sostanzialmente ribadito i concetti legati alla costruzione del roster e alle aspirazioni complessive della Virtus, senza cambiare termini né suscitando reazioni differenti rispetto allo spasmo muscolare di dirigenza e “piazza” che avevano causato le frasi di fine giugno.
Al termine delle LBA Finals perse a gara7 al Forum, così dice Scariolo: “Sono anzi cosciente che la situazione sia molto diversa da quella che mi venne prospettata quando arrivati. Mi hanno detto la verità, sono stati trasparenti e lo apprezzo. Non ho ricevuto false promesse, lo accetto, lo digerisco, lo intendo“; a un paio di settimane dalla Frecciarossa Supercoppa 2023, così dice Scariolo: “Mi hanno consegnato la squadra e io la ricevo, con voglia di lavorare e renderla competitiva. La costruzione della squadra è della società, e va dato il merito di aver fatto il possibile in base ai mezzi a disposizione“.
Stessa intenzione di mettere i puntini sulle i, stessa intenzione di ricordare a chi dovrebbero spettare certi compiti in termini di indicazione di linee guida e parametri da rispettare, con la ferma convinzione che la comunicazione delle dinamiche interne alla società all’ambiente esterno debba essere il più compatta, omogenea e lineare possibile. Invece, a stretto giro di posta, ecco la comunicazione nella mattinata di venerdì 15 settembre: “Virtus Pallacanestro Bologna comunica che ha disposto l’esonero di coach Sergio Scariolo“.
Se la dirigenza della Virtus Bologna, tramite uno qualsiasi dei protagonisti principali dell’investimento economico e sportivo della società virtussina, avesse reagito esplicitamente alle comunicazioni di Scariolo, il ribadire ossessivamente i mantra del coach bresciano tracimerebbe in una battaglia coi mulini a vento che Sergio Scariolo non avrebbe senso che combattesse. Così come i colloqui coi Toronto Raptors e i contatti con diverse altre società di EuroLeague, Real Madrid in primis, sono stati oggetto di un ringraziamento pubblico da parte dell’allenatore in quanto simbolo di trasparenza e riconoscimento della professionalità di entrambe le parti in causa, non altrettanto si potrebbe affermare se si considerassero solo le ultime notizie filtrate dal ritiro di Parma.
La situazione doveva essere chiara anche a chi non avrebbe titolo di influenzare l’analisi di “dichiarazioni pubbliche che danneggiano l’immagine del club”. Si è arrivati a uno strappo quando uno dei due estremi della corda tirava da mesi per provocare una reazione uguale e contraria dall’altro capo, ottenendo come replica qualche sparo a salve nell’aria nebulosa circostante.
Ritenere che Zanetti, Baraldi, Ronci e il resto dell’organigramma bianconero non avesse ancora compreso lo stato dell’arte dipinto da Scariolo a inizio estate non è plausibile, considerando i massimi dirigenti di una delle aziende più grandi d’Italia dotati di un livello superiore alla media in tema “comprensione del testo”.
Altrettanto implausibile sarebbe pensare che gli stessi non siano stati capaci di chiarire la situazione in sede di obiettivi di mercato e gestione economica e sportiva del progetto per la stagione 2023/2024, sia per le parole di Scariolo che per la capacità di operare nonostante la riduzione del budget e plasmare un roster degno di competere nella prossima EuroLeague e contendere la LBA all’Olimpia Milano. Scariolo è stato chiaro con tifosi e società, la società è stata chiara con Scariolo, i tifosi sono stati fin troppo chiari con società e Scariolo. Cos’è mancato? La chiarezza e la trasparenza tra la dirigenza e l’ambiente esterno, appassionati e addetti ai lavori compresi.
Trasparenza che si crea con prese di posizioni ufficiali, non tramite comunicati coi quali si cerca di delegittimare un proprio dipendente e giustificare un eventuale e drastico cambio di rotta in virtù dell'”umore della piazza” e non per la ferma coscienza delle proprie visioni. Chiarezza che si costituisce senza reagire immediatamente, affidandosi all’istintiva emotività del momento, ma ponderando frasi e incontri. Perché è ormai lapalissiano che Sergio Scariolo non fosse e non volesse essere la regina dell’alveare Virtus. Non può esserlo, in quanto stipendiato e “sottoposto” alle decisioni di chi possiede diritto di veto e impossibilitato ontologicamente a prevaricare la gerarchia.
Chi dovrebbe ribadire lo status di regina, e non trasformarsi in tiranno cannibale, è un organigramma non (ancora) abile a misurare e bilanciare. Misura e bilanciamento che Sergio Scariolo stesso pretende a sé stesso in primis per accettare che la regina della Virtus si manifesti. Perché un alveare con la regina vergine non può mai costruirsi, anche quando le operaie sono le migliori specializzate.