Tutte le carte sono state messe sul tavolo nel corso delle 5 partite precedenti della serie. Ma il bello (o il brutto, se si è cardiopatici) delle LBA Finals è che bisogna vincerne 4, e quindi il 3-2 in favore dell’Olimpia non corrisponde alla parola fine del capitolo del basket italiano 2022/2023. Virtus Bologna-Olimpia Milano è il primo Championship Game della stagione di LBA, con la squadra di Messina a 40′ dalla vittoria del campionato. Scariolo e i suoi, tuttavia, non vogliono lasciare la Segafredo Arena con la più dolorosa delle sconfitte dell’anno. Aspettarsi novità o ulteriori aggiustamenti è altamente improbabili, quindi daremo un’occhiata più focalizzata sui trend sviluppatisi sin qui: gara 6, come sempre, è oggetto dell’approfondimento tattico di GamePlan.
La pigrizia di Shabazz
La difesa di Scariolo non mostra alcuna drop coverage: sia con Mickey che con Jaiteh l’opzione è hedge o, nel caso in cui l’handler giri l’angolo del blocco, la tasca tra sé e il difensore del piccolo è chiusa a cerniera dal piede esterno. Con questa intensità è fondamentale far uscire la palla dal pick&roll il più velocemente possibile per non favorire la rotazione da lato debole: tra stunt (aiuto dell’uomo in guardia) e show del lungo è fondamentale che Shabazz Napier, sostanziale unico deputato dell’Olimpia a gestire i pick&roll palla in mano, metta in ritmo i compagni.
Poche volte ci riesce, ma il rapporto assist/palle perse è negativo: 5 turnover sono simbolo di una pigrizia tecnica e mentale nel non punire la finestra di vantaggio creata dalla rotazione della difesa di Scariolo.
Io ti battezzo nel nome…
0/0 in gara 1, 0/2 in gara 2, 0/1 in gara 3, 0/2 in gara 4, 0/1 in gara 5: 0/6 nella serie in totale. 0/3, 1/2, 0/3, 1/3, 0/1: 1/12 nella serie in totale. 1/18 complessivo da 3 per la coppia Abass-Shengelia è un chiaro segnale delle scelte difensive di Milano: concedere metri di spazio ai 4 della Virtus confidando nella riluttanza causata dalla sfiducia nel proprio tiro da fuori. Unito a un apporto difensivo sotto la media per una prestanza fisica ingiustificatamente assente, i due sono diventati nel corso della serie un bersaglio chiarissimo per i quintetti di Messina.
Soprattutto il #55 ha dato in gara 6 un segnale di presenza atletica e fisica sinora mai percepita nella serie: con la giusta aggressività nello spingere la transizione e la concentrazione nella difesa sull’uomo, anche in gara 7 non sarà impossibile immaginarselo speso per qualche possesso su Shields.
Banchetto nel pitturato
I 12 di gara 5 sono stati, paradossalmente, il secondo dato peggiore delle Finals, migliore solo dei 9 di gara 1. Data la difesa sui blocchi e sulla palla di Bologna, tuttavia, mai come nell’ultima gara del Forum i rimbalzi offensivi sono stati la discriminante maggiore per il risultato finale della gara. I quintetti con Ricci da 3 e l’energia di Biligha hanno indicato la via: non si riesce a creare a metà campo, si riciclano secondi possessi grazie alla taglia di un esterno meno mobile ma più stazzato e un corpo fresco da gettare nella mischia a rimbalzo offensivo. Mai come nel finale di gara 5 le carambole offensive hanno avuto un tale potere difensivo, in grado di congelare il possesso tra le mani dell’Olimpia e facendo scorrere secondi sul cronometro, quando invece nel resto della gara sono state le seconde opportunità ad avere un peso più impattante rispetto alle occasioni sprecate dei primi 4 capitoli. Anche in gara 6 il confronto è impari, determinato soprattutto da un cattedratico Melli (5 OREB Virtus, 12 OREB Milano).
L’ago della bilancia della sfida è stato sì l’intorno del ferro virtussino, ma non nel senso in cui ce lo si immaginava: un paio di aiuti al ferro di Mickey sulle penetrazioni di Shields ha irretito l’Olimpia tutta, che a inizio terzo quarto ha iniziato a rifiutare layup per il timore esercitato dagli aiuti dell’ex Khimki. In attacco le mani di burro sui pick and roll non cambiano, ma se l’attività in rim protection è quella di gara 6 la front line bolognese può opporre resistenza anche nella bella.
Cordinier decolla e fa esplodere la Segafredo Arena 🚀🚀🚀
Venerdì alle 20.30 gara 7 al Forum, in chiaro su @nove 😊🍿📺#LBAFinals | #EurosportBasket | @discoveryplusIT | @VirtusSegafredo pic.twitter.com/73RvWBHG27
— Eurosport IT (@Eurosport_IT) June 21, 2023
La sinistra non riparta da Shields
Delle 11 palle perse sin qui provocate dalla difesa Virtus quando Shavon Shields gestisce il possesso, 10 sono arrivate quando il nativo di Kansas palleggia con la mano debole. Le penetrazioni a sinistra del naturalizzato danese sono il barometro della difesa virtussina: quando Cordinier e Ojeleye riescono a forzare la linea verso il ferro da quel lato di campo, i dividendi sono ben più remunerativi di quando la deconcentrazione prende il sopravvento. In gara 6 le difficoltà sono state meno visibili in quanto la difesa delle Vu Nere, su Shields e non solo, ha alzato notevolmente il livello del difensore del bloccante e dell’uomo in punta su ribaltamento per congestionare gli spazi. Meno libertà nel midrange per i jumper e, i pochi presi, tutti sul ferro: 2/8 da 2 e l’unica tripla a referto sullo scarico di Voigtmann nel secondo quarto parlano del peggior Shavon Shields della serie.
Staffetta Virtus
Shengelia, attaccando Voigtmann fronte a canestro e sfruttando i cambi della difesa di Messina sulle uscite di Belinelli. Hackett, cercando e cavalcando il mismatch in post sia con Napier che con Shields. Le triple in relocation di Belinelli e quelle sullo scarico in angolo di Ojeleye. La presenza al ferro di Mickey e l’inizio di 4° quarto di Jaiteh sia sui cambi con Baron che a rimbalzo offensivo. L’aggressività di Cordinier, Abass e Pajola. Tutti gli uomini di rotazione Virtus hanno apportato, a turno, il loro contributo per la larga vittoria. Tutti, a parte l’unico che dispone del talento naturale e del genio cestistico ma le cui condizioni fisiche non gli stanno permettendo di esprimerlo. Cosa aspettarsi dalla gara 7 di Teodosic? Il canto del cigno o un finale tragico?