Nell’ultima puntata di Backdoor Call abbiamo parlato dello sfogo di Frank Vitucci a una domanda un o’ò capziosa postagli dopo la partita con la Virtus di settimana scorsa. Con Marco De Benedetto abbiamo analizzato da più parti l’accaduto senza cercare colpevoli ma tentando di trovare cause e motivazioni.
Mi sono trovato io stesso in passato a dover rispondere a interviste, conferenze stampa, in una situazione di pressione. Conosco Vitucci molto bene e mi piace poterlo dire che è una persona di classe nel mondo della pallacanestro e lo dico a maggior ragione oggi quando non sembrerebbe, ma lo è. Quindi sarà successo quello che capita in queste occasioni. Sicuramente il primo che non è stato contento di prendere 40 punti è stato lui e, contestualizzando il momento, bisogna fermarsi un attimo anche se si è giornalisti e chiedersi se sia il momento giusto per fare le domande e se sì come voglio farle. Non è che bisogna per forza usare i guanti bianchi, è vero che il giornalista deve e può fare la domanda che meglio ritiene, ma mi sembra che ci sia un modo e una volontà reiterata di puntare sempre verso le solite due o tre tematiche che possono fare scoop: ovvero il mercato, l’allenatore che se ne va e poco altro. Quando invece si potrebbe provare a spendere energie sia da parte dell’allenatore che ha vissuto il campo nello spiegare cosa sta succedendo, ma anche da parte di chi fa le domande, cercare di interrogarsi su qualcosa che vada un po’ più in là, che non puntare il dito utilizzando oltretutto la premessa che si è sentito: “Si parla, si dice…”.
Serve qualità nelle domande:
Questo è molto pericoloso e toglie molta qualità alla percezione della domanda stessa, perché se io sono un intervistato non mi piace: ”Ho sentito dire”, perché purtroppo quando si è sotto la lente d’ingrandimento si tende per forza di cose ad allontanarsi dalla sfera dei social e quindi non si vuole neanche sapere a un certo punto quello che i social scrivono, perché è un’arma di difesa. Ti assicuro Simo che se uno dovesse leggere i social tutte le volte che si perde non riuscirebbe più a fare questo lavoro e quindi, mi viene da dire, ci dobbiamo allontanare da quello che sempre nello stesso weekend Matteo Boniciolli aveva definito pesantemente, ma se l’ha fatto c’è un motivo, la fogna dei social.
La risposta del Consorzio:
Per ultimo, mi permetto di dire che se Vitucci ha esagerato, neanche la considerazione pubblica del presidente del Consorzio è stata al massimo, perché non voglio prendere le difese per forza della categoria dell’allenatore o di Franck stesso, ma se ho fatto qualcosa che il mio datore di lavoro non gradisce, ancora meglio per buttare un po’ di acqua sul fuoco e per aiutarsi internamente, parlarne in casa che non dirlo ai media per proseguire un’eventuale polemica perché ovvio che poi il media ci sguazzi. Uso un verbo brutto ma è così.